La Bce dà lezioni a Monti: "Bisogna tagliare le Province"

I timori di Francoforte: "Si è perso lo spirito riformatore della prima fase di governo". In Consiglio dei ministri il piano Giarda. Colpi di bisturi a sicurezza, sanità e scuola

La Bce dà lezioni a Monti: "Bisogna tagliare le Province"

Arriva in consiglio dei ministri quello che si preannuncia già un mezzo flop. La tanto auspicata spending review, revisione di tutte le spese dello Stato, è destinata a scontentare molti. Dalle indiscrezioni non trapelano cifre certe ma si mormora di qualcosa come 5 miliardi di euro di risparmi. Bruscolini. Eppure i riflettori sono tutti puntati sul lavoro certosino del ministro Giarda, titolare del file «taglia Italia». Tra gli osservatori più attenti e rigorosi anche la Banca centrale europea che giusto ieri ha fatto sapere di guardare con «attenzione» alla spending review.

Francoforte non fa sconti a palazzo Chigi perché «per fare le riforme occorre ritrovare quello spirito costruttivo dettato dall’emergenza che, con gli spread a livelli mai visti nei 12 anni dell’euro, lo scorso novembre aveva fatto nascere il governo Monti». Poi arriva la scudisciata: «La sensazione - secondo quanto trapela all’Ansa - è che, finita l’emergenza, vi sia stato un po’ di rilassamento e si rischi di perdere di vista lo spirito riformatore che animava la prima fase del governo». Attenzione massima, quindi. Ma soprattutto una scossa al premier perché va bene il bilancio in pareggio nel 2013 ma «principalmente attraverso tagli di spesa». Peccato che per ora il capitolo «risparmio» sia stato assente. La manovra è visibilmente sbilanciata sul fronte entrate, e quindi tasse. Ecco perché adesso all’Eurotower si aspettano grandi risposte sul fronte «spesa». Devono ancora capire cosa c’è dentro.

Nell’attesa che Giarda e Monti svelino i loro piani, la Bce ricorda una ricetta disattesa: il taglio e/o l’accorpamento delle province. «La Bce la auspica più che mai, ora che la Spagna ha messo in luce il problema di un’eccessiva autonomia delle amministrazioni locali - si dice a Francoforte - oggi in Italia si tratterebbe dell’unico, vero taglio dei costi della politica, che in quanto tale riscuoterebbe successi presso l’opinione pubblica e produrrebbe risparmi incisivi».

Molto probabilmente, tuttavia, la montagna partorirà un topolino. Al governo, come primo step, sembra interessare soltanto il risparmio volto a scongiurare l’aumento dell’Iva previsto per il 1° ottobre. Il che vuole dire il reperimento, attraverso minori uscite, di circa 5 miliardi di euro. Niente tesoretti da destinare alla riduzione delle tasse. Niente machete sulla macchina della pubblica amministrazione. Oggi arriveranno sul tavolo solamente le «criticità» su cui eventualmente operare, individuate da Giarda. Il quale di recente aveva reclamato una sorta di task force per poi affondare il bisturi. Un modo soft per ammettere che i tagli sono molto più facili a dirsi che a farsi. Troppe resistenze da parte delle burocrazie, troppe doglianze da parte dei ministeri che lamentano di essere stati falcidiati abbastanza dalla politica dei tagli lineari di tremontiana memoria.

Così, il sottosegretario all’Economia, Gianfranco Polillo, mette le mani avanti: «Forse si potrà evitare l’aumento dell’Iva, oltre a garantire il rispetto degli obiettivi di bilancio nel 2013. Ma aspettarsi di più dalla spending review, che deve coinvolgere anche gli enti locali, almeno in questa fase e considerato l’orizzonte temporale di impegno del governo, credo sia sbagliato». I ministeri, dal canto loro, provano ad indicare come mettersi a dieta ma i loro sforzi restano poca cosa. Il ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri, per esempio, ha spiegato che dal suo dicastero potrebbero arrivare risparmi per 30 milioni di euro accorpando le prefetture, razionalizzando gli affitti e mettendo in vendita gli uffici lasciati liberi. Collegato è il lavoro del dicastero dell’Interno con quello della Difesa sul capitolo forze dell’ordine: si cerca di razionalizzare anche sul versante polizia e carabinieri. Una mano arriverà anche dal ministero della Giustizia, guidato da Paola Severino con i tagli ai giudici di pace e ai piccoli tribunali. Cura dimagrante anche sul fronte della scuola dove i risparmi dovrebbero arrivare attraverso la cinghia tirata sull’acquisto di beni e servizi.

Stesso discorso per la sanità. Peccato che i partiti siano già in fibrillazione e alzino il ditino. Se il Pd dice «Non si tagli la scuola ma piuttosto la difesa», il Pdl risponde: «Si taglino gli sprechi nella sanità ma non la sicurezza».

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