Berlusconi attacca Napolitano: "Mi consigliò di dimettermi"

L'ex premier torna a sottolineare il ruolo attivo del Colle nel 2011. E sul futuro: "Forza Italia al 25%. Diventerò padre della patria"

Berlusconi attacca Napolitano: "Mi consigliò di dimettermi"

L'ultima volta era finita malissimo, con Silvio Berlusconi che dopo una decina di minuti di trasmissione si era alzato e aveva abbandonato gli studi della Rai. Ieri l'esatto contrario, con l'ex premier che non solo ha terminato la sua intervista ma che è rimasto al suo posto per quasi un'ora, «sforando» anche nella parte dedicata a Matteo Salvini con cui ha interagito su euro e riforme. Stessa trasmissione, stessa conduttrice, solo otto anni di distanza. Già, perché nel 2006 la partecipazione dell'allora premier a In Mezz'ora fece discutere per settimane, con Berlusconi che ormai fuori dallo studio ma a microfoni ancora accesi si lasciò andare a un «e la Rai sarebbe controllata da me?». Niente di tutto questo ieri, con cordialità reciproche e Lucia Annunziata che alla fine tiene il Cavaliere in studio anche durante l'intervista al segretario della Lega Nord collegato da Pontida. Chissà, forse il segno dei tempi.

Di certo c'è che il Berlusconi rimbalzato ieri nelle case degli italiani sintonizzati su Raitre sceglie volutamente un approccio soft, al limite della prudenza. Con lui al Circolo della stampa di Milano - dove si tiene la diretta perché l'ex premier non è stato autorizzato dal tribunale di Sorveglianza a lasciare la Lombardia – ci sono come al solito la responsabile comunicazione Deborah Bergamini, la sempre presente Mariarosaria Rossi, il medico Alberto Zangrillo e l'uomo delle immagini Roberto Gasparotti. E sono le prime due a predicare cautela, soprattutto nei passaggi più delicati, quelli su Giorgio Napolitano e sulla sentenza Mediaset.

Sul primo punto, però, il leader di Forza Italia non riesce a non dire almeno in parte quel che pensa. E quando parla della «tempesta perfetta che fu scatenata contro il mio governo nel 2011» dice anche che fu «l'attuale presidente della Repubblica a consigliarci autorevolmente di dimetterci». Una circostanza, questa, su cui l'ex premier insiste ormai da giorni e sulla quale ieri è voluto evidentemente tornare continuando ad attribuire al Quirinale un ruolo «attivo» nella crisi che porto alla fine dell'esecutivo Berlusconi e all'avvento di Mario Monti.

Decisamente più morbido, invece, sulla sentenza Mediaset, quella per la quale sta scontando la condanna ai servizi sociali con il rischio che le sue dichiarazioni possano comportare un inasprimento della pena e il passaggio agli arresti domiciliari. Quello stesso verdetto che più volte ha bollato come «mostruoso» diventa infatti una sorta di opportunità. Non è questa la parola che usa il leader di Forza Italia, ma il passaggio non sembra casuale. «Può darsi – dice Berlusconi – che alla fine la sentenza di agosto sia un bene per me e per il Paese visto che mi ha rimesso in campo». E ancora: «Non sono depresso, vivo un periodo difficile ma eroico. Lascio alla storia chiarire gli eventi. Io ne uscirò mondato da tutte le accuse che mi hanno fatto e diventerò il padre della Patria».

Sul fronte delle riforme, invece, Berlusconi spariglia e rimette al centro del percorso il presidenzialismo con l'elezione diretta del capo dello Stato, «senza il quale ogni progetto di riforma rischia di essere un castello di carte». Ce n'è, poi, per Matteo Renzi.

«Mi ha deluso perché ha messo in campo i vizi della sinistra come andare al governo senza passare per le elezioni. Credo – aggiunge Berlusconi – che non durerà più di un anno, un anno e mezzo». E Forza Italia, conclude, «avrà un buon risultato, sicuramente superiore al 25%».

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