da Milano
Come sempre, Silvio Berlusconi ha dedicato il giorno del voto alla mamma. E anche questa volta che lei non c’è, la prima sfida elettorale dopo la sua morte, tutto è stato simile a quel che era. È andato al solito seggio del quartiere periferico di Lorenteggio, nella scuola media di via Scrosati a un centinaio di metri dalla casa in cui viveva Rosa Bossi, il luogo in cui l’aveva accompagnata tante volte a votare. Ha sorriso, salutato, stretto mani di persone che conoscevano sua madre. A pranzo ha mangiato e chiacchierato con la sorella Maria Antonietta, che abita nello stesso palazzo in cui viveva la signora Rosa. Lì Berlusconi è rimasto per qualche ora. Poi nel pomeriggio è andato a passeggiare in centro ed è entrato in Duomo per il rosario delle cinque. Dieci minuti di raccoglimento. «Dico tre rosari al giorno per Silvio» ripeteva la signora Rosa, donna molto religiosa. Aveva voluto accompagnare il figlio in udienza da Papa Benedetto XVI, in quella che poi è stata la sua ultima uscita pubblica.
«Mi sa che dobbiamo prepararci a governare» l’impressione che Berlusconi ha confidato ai suoi nel Pdl point di corso Vittorio Emanuele, il comitato elettorale nel pieno centro di Milano in cui si è fermato durante la passeggiata tra via Torino, il Duomo e piazza San Babila. Davanti alle vetrate ricoperte di bandiere e manifesti elettorali si è formato un nutrito gruppo di gente che ha interrotto il giro tra bar e negozi per lanciarsi nel coretto: «Silvio, Silvio». Quattro chiacchiere con Ignazio La Russa, anche lui nella sede milanese del Popolo della libertà. Qualche abbraccio alle fan che gli si sono avvicinate mentre andavano a spasso per le vie dello shopping. «Che Dio ce la mandi buona. Sarà dura governare» la previsione di Berlusconi con gli uomini del Pdl milanese, prima di tornare a Macherio, la villa in cui vive la sua famiglia. A meno di cambi di programma dell’ultima ora, trascorrerà la giornata di oggi ad Arcore, fino al consolidamento dei risultati elettorali. Poi in serata volerà a Roma. «Ho tenuto mio nipote in braccio tutta la notte» ha raccontato ieri mattina a un bimbetto di tre anni che gli sorrideva al seggio.
Il candidato premier del Pdl è arrivato poco dopo mezzogiorno nella scuola di via Scrosati tra gli applausi di una pattuglia di simpatizzanti del Pdl. «Salvaci tu» gli ha urlato una signora. Un’altra gli si è avvicinata sventolando una bandiera azzurra. Nessuna violazione del divieto di propaganda elettorale perché, nonostante la prima impressione, non erano i colori del Pdl ma quelli dell’Argentina. Nel comitato di accoglienza dell’elettore Berlusconi c’era anche Dario, il bimbo di tre anni che - con tanto di spilla appuntata sul cuore targata Popolo della libertà - ha offerto al Cavaliere una margherita. «È un suo grande ammiratore da quando era piccolissimo. Ogni volta che vede Veltroni o qualcuno dell’opposizione in tv cambia subito canale.
È cresciuto bene» il racconto compiaciuto della madre, Daria Janik, bionda trentasettenne di origine polacca, molto divertita dalla precocità politica del figlio. Berlusconiano in tutto e per tutto. «Milan» è la prima parola che pronuncia, nonostante la sconfitta del sabato sera. Giura la mamma: «Adora Pato. E ieri sera davanti alla tv ha pianto...».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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