Il Cavaliere continua a testare il terreno in attesa di capire quali saranno tempi e modi con i quali si andrà al voto: quando e con quale legge elettorale, due dettagli da non sottovalutare e che influiranno non poco sulla decisione finale di Berlusconi, non particolarmente entusiasta del dover scendere nuovamente in campo in prima linea ma consapevole che al momento non esiste nel Pdl una valida alternativa perché resta sempre lui il maggior catalizzatore di voti.
L'ex premier, insomma, in questi ultimi giorni di riposo in Sardegna sta valutando tutte le ipotesi sul tavolo e ascoltando i consigli di tutti. Anche di chi gli ha manifestato il timore che i magistrati di Milano possano utilizzare la sentenza Ruby per influenzare il voto. Una preoccupazione fondata visto che ormai dal '94 non c'è campagna elettorale che non sia stata caratterizzata da una valanga di nuove inchieste a carico del Cavaliere. Difficile, insomma, che il mood possa cambiare proprio oggi. Non è un caso che il Pdl abbia deciso di tirare il freno a mano proprio sul ddl anticorruzione, chiedendo al governo di affrontare la questione insieme al nodo intercettazioni e alla responsabilità civile dei magistrati. Due punti cari al Cavaliere e, forse, da qualche mese a questa parte anche al Quirinale visto il caos di questi giorni sulle telefonate tra Giorgio Napolitano e l'ex ministro dell'Interno Nicola Mancino.
Di tutto questo e della nuova legge elettorale - raccontano dal Colle - parleranno nei prossimi giorni Napolitano e Gianni Letta in un faccia a faccia chiesto proprio ieri dall'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Un incontro che dovrebbe essere chiarificatore e nel quale il capo dello Stato ribadirà di non vedere di buon grado qualsiasi ipotesi che subordini il varo di una nuova legge elettorale alle elezioni. Alle urne, infatti, secondo il Colle ci si potrà andare solo dopo che si verificano due condizioni: la modifica del Porcellum e il via libera a dicembre alla legge di stabilità. Difficilmente, quindi, prima del 2013. Al netto del fatto che in pochissimi - ieri lo diceva in privato anche il presidente del Senato Renato Schifani - pensano che sia possibile approvare la riforma elettorale a Palazzo Madama e poi alla Camera e riuscire a varare le disposizioni attuative in tempo per portare il Paese alle urne a novembre.
E infatti per tutta la giornata si succedono le smentite alla ricostruzione di Repubblica che vedrebbe un Berlusconi pronto ad accettare l'intesa sulla legge elettorale che vorrebbe il Pd in cambio del voto a novembre. «Noi vogliamo la riforma elettorale ma non le elezioni anticipate», spiega Angelino Alfano di prima mattina. E come lui la pensano tutti o quasi i big del Pdl. Fabrizio Cicchitto insiste per un «confronto reale» sulla riforma e accusa Repubblica di voler «avvelenare i pozzi». E pure Gaetano Quagliariello esclude ogni scenario di voto anticipato anche perché, spiega, «non esistono i tempi tecnici» e si dice convinto del fatto che al Senato ci sia stato un piccolo «passo in avanti» nella trattativa sulla riforma elettorale e che presto si arriverà ad un testo condiviso.
Categorico anche Niccolò Ghedini, secondo il quale è falso che il Cavaliere voglia andare al voto a novembre per «anticipare la sentenza Ruby». Anche perché, fa notare Ghedini, «la prima udienza si terrà il 5 ottobre e devono essere assunti ancora 99 testimoni» e quindi «è verosimile che il processo termini ben dopo le elezioni del 2013».
di Adalberto Signore
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