Roma - «Il fatto che non trapelino notizie è già di per sé una notizia, no?», dice tra i denti un ex ministro berlusconiano. Il giorno dopo l'incontro top secret al Quirinale tra Berlusconi e Napolitano, gli azzurri si trincerano dietro il più assoluto riserbo. Nessuno sa alcunché. O meglio: tutti dicono di non sapere nulla. Segno che il momento è la questione è particolarmente delicata. Cammino delle riforme, legge elettorale, tenuta del governo Renzi ma soprattutto la situazione personale del Cavaliere. Il colloquio di Berlusconi al Colle ha senza dubbio avuto come oggetto anche la fatidica data del 10 aprile, quando i magistrati di Milano dovranno decidere se comminare al Cavaliere gli arresti domiciliari o i servizi sociali. Con tutte le conseguenze note: bavaglio assoluto nel primo caso; onta della rieducazione e forte limitazione dell'agibilità politica nel secondo. Proprio attorno al tema «agibilità politica» sarebbe ruotato il colloquio tra i due. Si vocifera di una sorta di do ut des: Berlusconi avrebbe garantito l'appoggio alle riforme in cambio, appunto, dell'agibilità politica. Vale a dire la possibilità di far campagna elettorale per le prossime Europee. Non è chiaro quali strumenti abbia in mano il capo dello Stato per garantire in qualche modo sui desiderata del Cavaliere ma tant'è. Di certo c'è che molti azzurri contestano le ricostruzioni di alcuni giornali secondo cui l'incontro sarebbe andato male. Le bocche restano cucite per «evitare che in una situazione così delicata salti tutto».
È ragionevole pensare che sebbene Napolitano non abbia potuto garantire alcunché a Berlusconi, quest'ultimo abbia uno spiraglio davanti a sé. La speranza, cioè, che i magistrati decidano per i servizi sociali in luogo dell'arresto. Non solo: potrebbero far partire la misura restrittiva non subito, ma dopo qualche mese, garantendo così che il leader di Forza Italia possa fare campagna elettorale per le Europee. La decisione dei magistrati di quando depositare la propria decisione in merito è del tutto arbitraria; anche se è difficile se non impossibile che motivino questa scelta per dare la possibilità al Cavaliere di svolgere il suo ruolo politico a ridosso delle elezioni.
Di fatto Berlusconi è teso: sta andando verso l'inesorabile patibolo giudiziario avendo sulle spalle la responsabilità di far nascere la Terza Repubblica o di far abortire tutto. E qui entra in gioco Renzi che, senza il Cavaliere, non ha i numeri per far passare le riforme. A questo proposito, ieri, Berlusconi ha mandato a palazzo Chigi Denis Verdini e Gianni Letta. Tema dell'incontro: le riforme. Svolgimento: silenzio assoluto sia sul fronte piddino sia su quello azzurro. Niente trapela quanto a contenuti anche se è chiaro che tutto sia legato: il futuro di Berlusconi, la riforma del Senato e del titolo V, la legge elettorale. Le intenzioni di Berlusconi sembrano quelle di non far saltare il tavolo anche se, da parte del Pd, arrivano segnali contradditori.
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