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Berlusconi non si fida del Pd: "Noi rispetteremo gli accordi"

L'avvertimento al premier: "Già nel 2006 la sinistra bloccò la rivoluzione istituzionale". E Forza Italia chiede un nuovo faccia a faccia tra i due leader

Berlusconi non si fida del Pd: "Noi rispetteremo gli accordi"

Come volevasi dimostrare. Berlusconi osserva il premier impantanato, ostaggio della sua minoranza interna, e non può che rivendicare quanto fatto nel passato sul tema delle riforme costituzionali. Lo fa direttamente, dettando una nota: «Forza Italia ha aperto la strada delle riforme e l'Italia sarebbe già una democrazia più moderna se nel 2006 la stessa sinistra che oggi si rivolta contro Renzi non fosse riuscita con un referendum a bloccare la rivoluzione istituzionale».
Chi sta frenando Renzi oggi ha frenato Berlusconi ieri. E il Cavaliere lo ricorda: «Meno parlamentari, fine del bicameralismo paritario, più poteri al premier e meno burocrazia erano e sono ancora oggi le nostre tavole per la modernizzazione dell'Italia»
Quindi avverte Renzi: «L'accordo che abbiamo sottoscritto è il patto fra due leader interessati a rinnovare in profondità il Paese, a rendere più sicura e forte la nostra democrazia e meno precarie le libertà civili e repubblicane. Noi rispetteremo fino in fondo gli accordi che abbiamo sottoscritto e siamo pronti a discutere tutto nel dettaglio, senza accettare testi preconfezionati, ma lavorando insieme per costruire le riforme migliori per il Paese». Noi, dice l'ex premier, ci siamo e siamo leali. Ma il Pd?
Quindi pianta i paletti sull'Italicum: «Abbiamo dimostrato la nostra serietà approvando alla Camera la legge elettorale, che ora vorremmo vedere in aula al Senato quanto prima. Speriamo che le divisioni emerse nel Pd non affossino il tentativo di modernizzare le nostre istituzioni. La sinistra non scarichi ancora una volta sugli italiani i propri problemi».
Insomma, pacta servanda sunt. Anche il Mattinale, quotidiana nota redatta dallo staff del capogruppo azzurro Renato Brunetta avverte: «Posporre l'approvazione della legge elettorale a quella del Senato, significa consegnare la speranza di cambiamento nella palude tiberina e fiorentina». Quindi chiede un bis del faccia a faccia che ha portato al patto del Nazareno: «Siccome siamo gente di parola, prima di denunciare formalmente quell'accordo per evidente mancato rispetto delle clausole da parte di Renzi, è puro buon senso che i protagonisti dell'accordo si incontrino di nuovo». E pure Mariastella Gelmini invoca un tagliando al patto: «Si rende forse opportuno un nuovo incontro con Berlusconi».
Il Cavaliere è preoccupato che Renzi non riesca a superare le resistenze interne al Pd ma pianta i propri paletti sull'Italicum, convinto che il premier difficilmente arriverà a fine legislatura. E che, quindi, occorre incassare al più presto la legge elettorale per scongiurare un voto col «Consultellum». Ci pensano i capigruppo di Camera e Senato, Brunetta e Romani, a mettere i puntini sulle «i»: «In questo clima di preoccupanti convulsioni dentro il Pd e tra presidente del Consiglio e presidente del Senato, occorre ribadire che la prima riforma da realizzare per mettere in sicurezza il funzionamento istituzionale è la riforma elettorale - dicono in una nota congiunta - Basta una settimana. Se così sarà, sulle riforme condivise continuerà ad avere il nostro leale rispetto». E anche Giovanni Toti, consigliere di Berlusconi, fa sentire la sua voce, via Twitter: «Forza Italia è per le riforme. Senza dubbi. Noi rispettiamo i patti. Il Pd riesce a fare altrettanto?». Poi, in serata, Berlusconi vede i coordinatori regionali di Veneto, Valle d'Aosta e Trentino.

E benedice la candidatura di Nicola Lodi a sindaco di Padova.

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