Dalla birra all'uva Cercasi alleati naturali per prevenire i tumori

Non sono decisivi ma hanno proprietà che aiutano. L'importante è variare. E fidarsi con moderazione

Dalla birra all'uva Cercasi alleati naturali per prevenire i tumori

«Chi beve birra campa cent'anni». Ce l'hanno cantato per anni assieme al Carosello. Poi è arrivato il refrain che «gli uomini preferiscono le bionde» e il consenso, perlomeno quello dettato dall'inconscio delle donne brune, non è stato più lo stesso. Ora ci stanno dicendo che la «birra è anticancro» e la prima cosa che ci viene in mente è che anche la spumeggiante bevanda alcolica sia arrivata alla frutta.
Ma è proprio un istituto di scienze dell'Alimentazione, quello di Avellino, ad aver sfornato, assieme al dipartimento di Farmacia dell'università di Napoli, l'ultimo lavoro sui benefici della birra. Analcolica, ovviamente. Perchè nella lista nera degli agenti cangerogeni stilata dall'Oms compare anche l'alcool. I ricercatori hanno analizzato nove birre senza fermentazione alcolica prodotte da Drive Beer, l'azienda di Balvano in provincia di Potenza. Lo studio, durato dal 2009 al 2011, ha mostrato le proprietà antiossidanti dei polifenoli di luppolo, orzo e malto. Sono, queste, molecole già usate da tempo in erboristeria e entrate a pieno diritto nel settore nutraceutico: il neologismo è formato dai sostantivi «nutrizione» e «farmaco» ma racchiude tutta la sapienza e il buon senso antico, il cibo come medicina, sintetizzata dal filosofo hegeliano e naturalista Feuerbach nel detto «l'uomo è ciò che mangia».
La ricerca, dunque, trova sempre più risposte alle proprietà dei micronutrienti. Ma il cancro è una cosa seria. E dire di una sostanza che ha proprietà anti-tumore è ben diverso dal sottolinearne le qualità antiossidanti.
Prendiamo il vino rosso. Che non è vero che fa buon sangue ma è ricco di calorie e di polifenoli derivati dall'uva come la quercetina, presente anche nella birra e il famoso resveratrolo (anch'esso ridotto in pilloline nutraceutiche). Gli studiosi stanno ancora a chiedersi ragione dell'ormai celeberrimo «paradosso francese»: come mai i francesi che mangiano formaggi e carni rosse hanno un'incidenza di malattie cardiovascolari inferiore alla media europea? Dubbio ancora da sciogliere: è merito degli antiossidanti contenuti nel vino o dell'effetto dell'alcool - a consumo moderato - su cuore e arterie? O di entrambi? E i polifenoli del vino sono anticancro? Certamente ma senza l'alcool.
Come è certo che un bicchiere di vino al giorno non basta a proteggere il nostro cuore e quantità maggiori rischiano di provocare ben altri danni, altrettanto si dica della birra: una pinta non basta, non può difenderci, da sola, dai tumori. Il perchè lo spiega il responsabile del lavoro, Gian Luigi Russo dell'Istituto di Scienze dell'Alimentazione del Cnr di Avellino.
«Abbiamo condotto esperimenti su linee cellulari e su cavie a cui è stato indotto il tumore del colon retto - ha spiegato Russo - Abbiamo utilizzato l'estratto di birra ottenuto dopo l'evaporazione di acqua e alcool e abbiamo osservato che questo estratto ha rivelato proprietà citotossiche sulle cellule maligne da leucemia e da cancro del colon retto in una percentuale compresa dal 30 al 50 per cento».
Sembrerebbe significativa «ma ci sono diverse considerazioni da fare. La più importante è che il metabolismo del topo è ben diverso da quello dell'uomo. Poi, in laboratorio abbiamo creato un modello che non tiene conto della biodisponibilità di una sostanza, ossia di quanta ne arrivi all'organo bersaglio. Sappiamo che nei polifenoli questa percentuale è molto bassa perchè si eliminano attraverso i microbatteri intestinali. Oltrettutto la microflora e gli enzimi di una cavia sono diversi da quelli dell'uomo».
Così all'elenco dei cibi anticancro si aggiunge la birra.

Dal vino rosso (senza alcool) al thè verde agli agrumi ricchi di vitamina C, dalla curcuma (con aggiunta di pepe nero per la biodisponibilità) all'uva, ai vegetali verdi e arancioni. L'importante è variare? Sicuro, ma anche non crederci fino in fondo.

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