RomaLa rincorsa a Grillo parte dalla riduzione degli stipendi delle alte cariche. Inizia un nuovo corso a Camera e Senato, dove i due neopresidenti, Laura Boldrini e Pietro Grasso, annunciano un'autoriduzione del proprio stipendio del 30%, e meditano un taglio delle indennità dei parlamentari fino al 50. Boldrini e Grasso «hanno convenuto sulla necessità di adottare da subito una significativa riduzione delle attribuzioni ad essi spettanti», di un terzo appunto. Ma la scure dei tagli si abbatterà anche sui titolari di altre cariche dei palazzi non meglio specificate, presumibilmente dai questori ai presidenti di commissione. Alcune voci di rimborso potrebbero essere completamente soppresse, come «i fondi per le spese di rappresentanza».
I due neopresidenti si sono incontrati ieri a Palazzo Madama proprio per parlare in particolare della riduzione dei costi della politica. Nelle loro intenzioni, il trattamento economico dei parlamentari potrebbe subire una riduzione dal 30 al 50%. «Nell'incontro - si legge in una nota congiunta - si è convenuto di proporre misure riguardanti il trattamento economico complessivo dei parlamentari, che saranno in concreto definite una volta costituito l'Ufficio di Presidenza». In particolare, si legge ancora nella nota, «sarà proposta la trasformazione di tutti i rimborsi forfettari in rimborsi a piè di lista, in modo che ogni singola erogazione sia giustificata in relazione alle finalità istituzionali. Al contempo, si proporrà di rafforzare le garanzie per i collaboratori dei parlamentari, mediante contratti di lavoro subordinato, ovviamente a tempo determinato». Le novità sono state determinate, ha spiegato Boldrini, «all'unisono» con Grasso. I due hanno poi parlato in diretta ieri sera alla trasmissione Ballarò annunciando una alta produttività dei parlamentari: «Le ore di lavoro devono passare da 48 a 96, lavorando dal lunedì al venerdì». Grasso, in riferimento a una battuta di Grillo dei giorni scorsi: «Non siamo foglie di fico ma querce». Le decisioni sono state comunicate ieri alle conferenze dei capigruppo di Camera e Senato che si sono riunite quasi simultaneamente.
I grillini intanto danno battaglia sul personale della Camera pagato con fondi statali «pur non avendo fatto il concorso per lavorare nel pubblico impiego». Queste persone hanno «diritto a una strana specie di posto fisso, pagato con fondi statali, ma regolato da contratti di natura privatistica che vengono puntualmente rinnovati allo scadere di ogni legislatura». In base a una delibera dello scorso dicembre, spiega la capogruppo alla camera del M5S Roberta Lombardi sul blog di Grillo, i gruppi hanno l'obbligo di assumere e stipendiare il personale «dell'allegato A» (103 persone) ma anche parte del personale «dell'allegato B» (506).
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