Roma - Nel presepe dell'odio dell'intellighenzia progressista Flavio Briatore occupa senz'altro un posto di primo piano. La figurina del self-made man piemontese, ostentatamente orgoglioso della sua ricchezza e poco incline a pubbliche espiazioni, è di quelle che nell'album dei bersagli ideali della sinistra campeggia almeno in copertina, non proprio al centro - il posto d'onore ovviamente è riservato a Silvio Berlusconi - ma lì vicino. Lui che la parola d'ordine dell'ipocrisia rossa - fare la bella vita ma negare sempre, urlare contro il capitale ma vivere da capitalisti - con il suo fare guascone non l'ha mai fatta propria, qualche dispiacere l'ha già riservato ai capofila radical-chic. Su tutti la clamorosa sconfessione di Giovanna Melandri, ferma nel respingere la notizia della propria partecipazione a una festa dell'ex patron del «Billionaire» nella sua villa di Malindi, fino alla testimonianza fotografica spazza-dubbi.
Ora il nuovo match Briatore lo sta giocando, a colpi di velenose stilettate, con Walter Veltroni. Il motivo? La sortita dell'ex sindaco di Roma contro Matteo Renzi, «colpevole» di essere stato al ristorante insieme all'ex manager di Formula 1. «Ho simpatia per Renzi, mi deve parecchio in termini di diritti d'autore. Ma quando lo vedo con Briatore non ci capiamo più. I valori della sinistra cadono di fronte al dialogo con certi grandi finanzieri. In Italia ci sono i disperati e lui dialoga con Briatore» aveva detto l'ex segretario Pd ricordando la cena di venerdì scorso a Firenze, all'esclusivo ristorante Four Seasons. Un incontro, pare, voluto dallo stesso Briatore che non ha mai lesinato giudizi lusinghieri sul conto del sindaco. «Mi piace perché combatte le vecchie mummie. Se si candidasse lo voterei al 100 per cento». L'imprenditore voleva conoscere Renzi e il manager di Roberto Benigni, Lucio Presta, si sarebbe prestato a fare da intermediario. Curiosità legittima. Se non fosse per i mal di pancia e gli strali dei vessilliferi dell'autoproclamata superiorità morale della sinistra, morbo supponente da cui evidentemente non è facile guarire (e che già aveva travolto il primo cittadino fiorentino in occasione del famoso faccia a faccia di Arcore con Berlusconi). Ma di quei mal di pancia e di quei «cielo, che volgarità», Flavio Briatore se ne fa un baffo. E anzi li usa come piattaforma per sparare tweet al vetriolo contro Veltroni e i moralismi di certa sinistra.
«Quanti posti di lavoro ha creato Walter Veltroni? Siamo sopraffatti. Forse Renzi comprende dove si muove il lavoro e dove si muove il nulla caro Walter», scrive su Twitter. «Chissà se mi avesse incontrato prima forse l'Unità non sarebbe fallita», aggiunge. «Questo Veltroni (tipo Melandri) dopo le sconfitte politiche non doveva andare in Africa (sempre stipendiato da noi)?», insiste. E ancora: «Caro Walter dei nostri successi ne parlano anche in Cina e dei tuoi?». E a chi lo invita a «portarlo in Kenya», risponde pronto: «Non lo vogliono». E ancora: «Veltroni? È uno di quelli che noi manteniamo». Bastonature in sequenza che qualcuno addirittura arriva a leggere come bastonature per conto terzi, o meglio per conto Renzi. Sì, perché tra le voci che accompagnano l'incontro c'è anche quella che vede un Briatore pronto a mettere mano al portafoglio per finanziare la candidatura del sindaco.
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