Parola di esperti: "Spread a 550? Non fu colpa del Cav"

"A Bruxelles e Berlino una gestione miope dell'insolvenza greca"

Parola di esperti: "Spread a 550? Non fu colpa del Cav"

Roma - Con qualche mese di ritardo Berlusconi e Tremonti si prendono la loro rivincita. Lo spread tra Btp italiani e Bund tedeschi non l'ha fatto arrivare lui a oltre 550 punti base a novembre scorso. Questo sostiene il Rapporto 2012 della finanza pubblica italiana, edito annualmente dal Mulino, che attribuisce le colpe del precipitare della situazione a poteri che hanno sede non a Roma, ma a Bruxelles e a Berlino.

Sono state «le tensioni sui debiti sovrani dei Paesi periferici della zona euro e la miope gestione dell'insolvenza greca da parte delle autorità europee», si legge nel saggio cui hanno collaborato 14 economisti, a causare «la grave crisi di sfiducia dei mercati sulla sostenibilità del debito pubblico italiano».
Le conclusioni dello studio di 281 pagine, curato dal docente di Scienza delle finanze all'università di Bologna Alberto Zanardi, spostano le responsabilità dalle scelte sbagliare di finanza pubblica fatte dal governo Berlusconi e in particolare dall'ex ministro dell'Economia, a «fattori esterni», europei e internazionali, sarebbero stati questi a rendere più grave la crisi nel nostro Paese.

Proprio nel momento in cui Tremonti torna sulla scena, annunciando di voler organizzare una sua lista elettorale e partecipando da oggi alla trentottesima edizione dell'annuale Workshop Ambrosetti a Villa D'Este a Cernobbio, arriva a restaurare la sua immagine questo studio ritenuto uno dei più autorevoli e non politicamente influenzato del settore.

Nella sua introduzione al Rapporto Zanardi spiega che, certo, a questi fattori esterni si aggiunse «la tumultuosa caduta di credibilità internazionale dell'esecutivo di centrodestra», ma non fu quella ad essere determinante. Anche perché, e questo riconoscimento suona sorprendente nel clima attuale, storicamente l'Italia si è dimostrata più di parola di altri Paesi europei: «Non ha mai mancato di onorare i suoi impegni sul debito pubblico». Non basta, nel rapporti si legge anche: «Oggi, debito a parte, gli indicatori di finanza pubblica sono assai più sotto controllo che in quasi tutti i Paesi europei».
In particolare, gli esperti rilevano che l'anno 2011, in cui al governo c'erano Berlusconi e Tremonti è stato, malgrado i problemi della crisi economica, «il secondo consecutivo in cui la spesa primaria è diminuita in termini nominali».

L'economista Marcello Messori, che ha collaborato allo studio con studiosi come Giampaolo Arachi, Massimo Baldini, Giuseppe Pisauro, Edoardo Reviglio e Alessandro Santoro, nel suo saggio sulla governance economica europea critica l'incapacità dell'Unione economica e monetaria di arginare la crisi dei debiti sovrani, a causa dei ritardi e delle inefficienze nel sostegno finanziario concesso ai Paesi membri più vulnerabili dalla

speculazione internazionale. Inoltre, Messori punta il dito su Bruxelles e Berlino, criticando «la difficoltà di agganciare la ripresa economica internazionale a causa dell'affermarsi di politiche fiscali univocamente restrittive».

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