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Il calvario dell'ultimo Rizzoli La moglie: segnato dai pm

Il calvario dell'ultimo Rizzoli La moglie: segnato dai pm

RomaDa un mese aveva doppiato la boa dei settant'anni. Il mare su cui si è trovato a navigare non è, però, mai stato calmo e benigno, soprattutto negli ultimi lustri, quando il peggioramento della salute è andato di pari passo con quello che già sono in molti a considerare «accanimento giudiziario». Angelo Rizzoli, morto ieri notte al policlinico Gemelli di Roma per complicazioni cardiache, aveva compiuto settant'anni il 12 novembre. Il 13 febbraio scorso era stato arrestato con l'accusa di bancarotta fraudolenta per ordine della Procura di Roma che indaga sul crac finanziario di alcune società di produzioni cinematografiche. In quell'occasione gli furono sequestrati beni per 7 milioni di euro, compresa la residenza dei Parioli. Viste le sue condizioni di salute, a fine marzo il gip del Tribunale di Roma gli concesse gli arresti domiciliari. Il cordoglio è unanime. E molti collegano le sue sempre più precarie condizioni fisiche alla via crucis giudiziaria cui è stato sottoposto dagli anni Settanta a oggi. La moglie, Melania De Nichilo Rizzoli, già deputato del Pdl nella passata legislatura, parla di «accanimento». «Questa ennesima vicenda giudiziaria - dice - ha spezzato il cuore a mio marito. E pensare che solo quattro mesi fa una perizia della Procura di Roma ha certificato la sua compatibilità con il regime carcerario, pur con l'evidenza delle sue condizioni, già allora gravi». La morte di Rizzoli conferma, per Stefania Prestigiacomo (Fi), l'urgenza di riformare la giustizia. «Adesso quel medico che ha detto che la sua condizione era compatibile con il carcere pagherà in qualche modo?» «Esprimo a Melania affetto e amicizia - afferma Daniele Capezzone (Fi) - La vicenda che ha colpito Rizzoli, la sua agonia e la sua morte, rappresentano fatti che umiliano l'Italia».
Il senatore del Pd Luigi Manconi, da sempre in prima linea per la riforma del sistema penitenziario, parla di caso paradigmatico: «Rizzoli ha conosciuto sul proprio corpo e sulla propria dignità questo processo di mortificazione: prima di ottenere gli arresti domiciliari, ha dovuto attendere quasi cinque mesi nel reparto detentivo dell'ospedale Sandro Pertini, senza poter ricorrere all'uso delle stampelle che gli erano indispensabili per qualsiasi movimento. Non sarebbe inutile tornare a riflettere su quali colossali iniquità vengono consumate giorno dopo giorno nel nostro sistema penitenziario». «Esprimo il dolore mio e di tutti i deputati di Forza Italia - gli ha fatto eco Renato Brunetta - per la morte di Angelo Rizzoli e siamo vicini alla nostra collega Melania. Ma c'è anche rabbia dinanzi alla tortura che un malato ha subito attraverso una custodia cautelare infame». La sorte di Rizzoli riesce a compattare i diversi fronti parlamentari. Anche il Pd per voce dei deputati Leva, Verini e Manciulli concorda che non è più «rinviabile la riforma della custodia cautelare».

I funerali si terranno oggi alle 11 nella chiesa di Sant'Eugenio, in piazzale delle Belle Arti.

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