Caso Lega, si dimette Belsito I pm: "Soldi a Rosy Mauro e ai figli di Umberto Bossi"

Le accuse sono di appropriazione indebita, finanziamento illecito ai partiti e truffa ai danni dello Stato. Il Senatùr non è indagato.Perquisita la sede di via Bellerio: con i carabinieri c'era anche il pm Woodcock. E il caso divide la Lega. Maroni: "Approfittiamone per fare pulizia". Sulla Lega l'ombra della 'ndrangheta / Luca Fazzo

Caso Lega, si dimette Belsito I pm: "Soldi a Rosy Mauro  e ai figli di Umberto Bossi"

Francesco Belsito è indagato. Il tesoriere della Lega Nord, già sotto indagine per riciclaggio a Napoli, è accusato dalla Procura di Milano di appropriazione indebita aggravata, finanziamento illecito ai partiti e truffa aggravata ai danni dello Stato per rendiconti irregolari dei rimborsi elettorali, tra cui l'ultimo da 18 milioni di euro. Belsito è indagato anche a Reggio Calabria per riciclaggio. L'aggravante sarebbe che il tesoriere avrebbe agito anche come sottosegretario alla Semplificazione normativa nel governo Berlusconi. In serata Belsito è giunto in via Bellerio (sede della Lega Nord) e ha rassegnato le dimissioni da tesoriere della Lega Nord.

Le indagini, partite dopo l'esposto di un militante del Carroccio, potrebbero coinvolgere anche Umberto Bossi. Emerge, infatti, che i soldi sottratti dai rimborsi elettorali servivano per "esigenze personali di familiari del leader della Lega Nord. Si tratta di esborsi in contante o con assegni circolari o attraverso contratti simulati". La procura però precisa che né il Senatùr, né i suoi familiari sono indagati.

Il tesoriere della Lega Nord, Francesco Belsito, con i soldi dei rimborsi elettorali avrebbe foraggiato con viaggi, alberghi, cene, i figli di Umberto Bossi e la senatrice Rosy Mauro (ex vice presidente del Senato e segretario generale del sindacato padano), si evince da una nota dei carabinieri del Noe agli atti delle indagini.

Tra gli uffici perquisiti, ci sarebbe anche quella di Daniela Cantamessa, segretaria di Umberto Bossi. I carabinieri sarebbero stati anche nell'abitazione della donna e nella sede del sindacato padano.

Belsito, che si dice "tranquillo", si difende: "Mi è stato consegnato un avviso di garanzia in cui si dice che il movimento Lega Nord è indagato per finanziamento illecito. Queste cose dovranno poi essere provate. Per adesso non possiamo dire altro". Sui fondi investiti in Tanzania, il tesoriere assicura che i soldi "sono tornati più di due mesi fa. Sono stati restituiti alla Lega Nord perchè dopo la bagarre che i giornali hanno fatto nei mesi scorsi abbiamo ritenuto opportuno disinvestire. I fondi ora sono sui conti della Lega Nord. Non abbiamo nulla da nascondere".

L'inchiesta riguarda, tra l'altro, anche la vicenda degli investimenti in Tanzania effettuati da Belsito e potrebbe far emergere collegamenti con la 'ndrangheta. Oltre al tesoriere sono indagati anche due uomini d'affari, Paolo Scala e Stefano Bonet. Le indagini sono coordinate dalle procure di Milano, Napoli e Reggio Calabria e sono condotte dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo e dai pm Paolo Filippini e Roberto Pellicano. Carabinieri e Guardia di Finanza hanno perquisito questa mattina la sede milanese del Carroccio, in via Bellerio, dove in tarda mattinata è arrivato anche Umberto Bossi. Con loro c'era anche il pm Henry John Woodcock, che non ha però rilasciato dichiarazioni. Contemporaneamente ci sono state perquisizioni a Genova, nella casa di Belsito, e nella società milanese Siram.

In un comunicato, il procuratore Edmondo Bruti Liberati ha sottolineato che "per il delitto di truffa aggravata ai danni dello stato a carico dello stesso Belsito con riferimento delle somme ricevute a titolo di rimborso spese elettorali". Il tesoriere della Lega e Bonet sono inoltre indagati per truffa ai danni dello Stato per "le erogazioni concesse allo Stato sotto forma di credito di imposta in favore della Siram Spa (una società che si occupa di energie rinnovabili e servizi ambientali, ndr) con sede a Milano". In parole povere, Belsito usava le sue relazioni politiche, anche quando era sottosegretario, per procacciare affari alla società.

I reati sarebbero stati commessi tra il 2010 e gennaio 2012, ma l'indagine è partita a Napoli come costola di quella che vede indagato l'ex direttore dell’Avanti Valter Lavitola e da alcuni accertamenti su transazioni finanziarie sospette da parte di Bonet e Scala, da cui si è risaliti a Belsito. L'inchiesta si è poi allargata alle altre due procure.

Per Roberto Maroni, ora la Lega deve cogliere "il momento per fare pulizia, fare un’operazione trasparente e mettere le persone giuste al posto giusto". L'ex ministro, secondo cui il Carroccio è parte lesa, chiede quindi a Belsito di "fare un passo indietro". Già quando il tesoriere era stato indagato a Napoli, Maroni aveva chiesto le dimissioni. Anche l'europarlamentare Matteo Salvini sostiene che "La Lega non ha niente da nascondere, in Lega chi sbaglia paga". Ma il capogruppo in consiglio comunale milanese insinua anche che ci sia "un accanimento: non ricordo venti finanzieri che vengono da Napoli di primo mattino nella sede di nessun partito"

La Lega non sporge querela e per gli inquirenti, comunque, non si tratta di un nuovo "caso Lusi".

Mentre infatti per l’accusa di appropriazione indebita il Carroccio sarebbe parte lesa, gli inquirenti per l’accusa di truffa ai danni dello Stato stanno cercando di ricostruire come siano stati utilizzati i soldi dei rimborsi elettorali ottenuti dalla Lega. 

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