Caso Mediatrade, il pm De Pasquale: "Condannare Pier Silvio Berlusconi"

Chiesti dalla procura di Milano tre anni e due mesi di carcere per il figlio del Cav e tre anni e quattro mesi per Confalonieri

Caso Mediatrade, il pm De Pasquale: "Condannare Pier Silvio Berlusconi"

Condannate Pier Silvio Berlusconi e Fedele Confalonieri: questa la richiesta avanzata oggi dalla Procura di Milano ai giudici del processo per il cosiddetto caso Mediatrade. Berlusconi junior deve essere condannato, secondo la requisitoria del pm Fabio De Pasquale, a tre anni e due mesi di carcere, e Confalonieri a tre anni e quattro mesi. Per il pm, furono entrambi pienamente consapevoli del sistema di fatture gonfiate che avrebbe permesso a Mediaset di evadere il fisco e creare fondi neri.

Il processo Mediatrade è l'erede del processo per i diritti tv, quello che ha visto Silvio Berlusconi condannato per frode fiscale a quattro anni di carcere, di cui tre indultati. Negli anni successivi, sostiene la Procura, il sistema di film comprati a prezzi assurdi dal gruppo del Biscione continuò. E il fatto che dal 2001 al 2006 Silvio Berlusconi fosse impegnato al governo, e meno direttamente coinvolto nella operatività del suo gruppo, rende inverosimile pensare che Confalonieri e Pier Silvio non sapessero quanto accadeva, anche se avevano cercato di tenersi fuori dalla gestione degli acquisti di diritti. "Ma almeno dal 2001 Confalonieri sapeva che c'era del marcio in Danimarca".

Contro Confalonieri la Procura, per dimostrare la sua colpevolezza, ha citato una serie di argomenti logici ma anche la testimonianza di un grossista di diritti tv, Silvio Sardi, che sostiene di avere descritto personalmente al presidente di Mediaset le anomalie che accadevano nel sistema di acquisto dei film. Pier Silvio invece secondo la Procura si piegò a continuare i rapporti commerciali col grossista americano Frank Agrama "perché Agrama era amico del padre fin dal 1976. Può Pier Silvio dire di no, a questo punto? Lui non vuole essere immischiato, vuole restarne fuori. Ma è pensabile essere presidente e amministratore delegato della società che compra i diritti, e volerne restare fuori? Non si può". E ancora sul ruolo di Pier Silvio: "Gli dissero "Guarda che qui c'è del nero, succedono cose anomale. Ma lo sventurato tacque. Tacque perché non poteva parlare".

Da questa inchiesta, Silvio Berlusconi è uscito di scena con la sentenza ormai definitiva che riconosceva la sua estraneità alla gestione degli acquisti di film.

Ma nella requisitoria di oggi De Pasquale non ha rinunciato a chiamarlo ripetutamente in causa, come inventore del sistema di prezzi gonfiati e come presenza "immanente e tirannica" negli anni successivi nella vita del gruppo da lui fondato.

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