Un nuovo assalto giudiziario, un nuovo pesante attacco. L’appello bis del processo per concorso esterno che la Corte d’Appello di Palermo dovrà rifare nei confronti del senatore Marcello Dell’Utri, potrebbe non cadere in prescrizione. A deciderlo è stata la Cassazione che, nelle motivazioni della sentenza, ha fatto sapere si potrebbe applicare "il regime della prescrizione antecedente alla riforma del 2005 che valorizza il reato continuato". In questo modo i termini della prescrizione cambierebbero in pejus per Dell’Utri e la prescrizione non cadrebbe più nel 2014.
Nelle motivazioni depositate della sentenza che ha annullato con rinvio la condanna per concorso esterno, la Cassazione ha spiegato che Dell’Utri è stato il "mediatore" dell’accordo protettivo per il quale Silvio Berlusconi pagò alla mafia "cospicue somme" per la sua sicurezza e quella dei suoi familiari. Nella sentenza di 146 pagine i supremi giudici hanno spiegato che in maniera "corretta" sono state valutate, dai giudici della Corte d’Appello di Palermo, le "convergenti dichiarazioni" di più collaboratori sul tema "dell’assunzione, per il tramite di Dell’Utri, di Mangano ad Arcore, come la risultante di convergenti interessi di Berlusconi e di Cosa Nostra". Provata anche la "non gratuità dell’accordo protettivo, in cambio del quale sono state versate cospicue somme da parte di Berlusconi in favore della mafia". Per quanto riguarda l’assunzione del mafioso "stalliere" Vittorio Mangano alla villa di Arcore, ad avviso della Suprema Corte il dato di fatto "indipendentemente dalle ricostruzioni dei cosiddetti pentiti, è stato congruamente delineato dai giudici di merito come indicativo, senza possibilità di valide alternative, di un accordo di natura protettiva e collaborativa raggiunto da Berlusconi con la mafia per il tramite di Dell’Utri che, di quella assunzione, è stato l’artefice grazie anche all’impegno specifico profuso da Cinà".
Secondo la Cassazione deve essere provato il concorso esterno di Marcello Dell’Utri, a favore di Cosa Nostra, per gli anni che vanno dal 1977 al 1982, periodo durante il quale Dell’Utri non lavorò più per Berlusconi ma venne assunto "alle dipendenze di imprenditore diverso e autonomo, il Rapisarda".
La Suprema Corte ha, quindi, spiegato che per il periodo dal 1977 al 1982, nel verdetto della Corte d’Appello, c’è "un totale vuoto argomentativo per quanto concerne la possibile incidenza di tale allontanamento sulla permanenza del reato già commesso". Ed è proprio questo il motivo fondamentale in base al quale la Cassazione ha annullato con rinvio la condanna a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa inflitta a Dell’Utri in appello.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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