La trattiva la conduce Denis Verdini, che della materia è esperto da tempo e con Matteo Renzi condivide i comuni natali toscani. Tanto che chi ha recentemente assistito alle telefonate tra i due è rimasto colpito dall'uso piuttosto disinvolto e colorito del dialetto fiorentino. La faccia, però, ce la metterà presto Silvio Berlusconi. Intanto perché sarà lui nei prossimi giorni a rispondere pubblicamente al segretario del Pd che ha messo sul tavolo della riforma elettorale il Mattarellum corretto, il sistema spagnolo e il doppio turno di coalizione dei sindaci. E poi perché - nonostante Renzi dica che a lui «non risulta» - i due potrebbero incontrarsi di persona già la prossima settimana per discutere nel dettaglio proprio del modello spagnolo.
Al di là della linea piuttosto prudente uscita ieri dalla riunione tecnica di Forza Italia che si è tenuta alla Camera, continua infatti ad essere questo il modello che convince di più il partito del Cavaliere. Così come pure il Pd renzizzato, a meno che non si voglia considerare casuale l'uscita pro-sistema iberico di Maria Elena Boschi, responsabile riforme del Pd. Sul punto si è sostanzialmente convenuto nell'incontro organizzato dai capigruppo di Forza Italia Renato Brunetta e Paolo Romani. Alla riunione hanno partecipato i vice vicari Mariastella Gelmini e Anna Maria Bernini, il presidente della commissione Affari Costituzionali di Montecitorio, Francesco Paolo Sisto, il senatore Donato Bruno, membro della commissione Affari costituzionali del Senato, e i già coordinatori del Pdl Sandro Bondi e Denis Verdini. Oltre a Giovanni Toti, direttore di Studio Aperto e del Tg4 e in predicato per la vicepresidenza di Forza Italia. Per lui è stata la prima ad una riunione ufficiale del partito, una sorta di battesimo del fuoco. A cui Toti - presente «per conto di Berlusconi» - ha approcciato con una certa discrezione, limitandosi ad ascoltare i vari interventi che si sono succeduti. Primo fra tutti quello di Verdini che ha fatto un excursus dei tre modelli messi sul tavolo da Renzi analizzandone pro e contro con tanto di proiezioni sui seggi di Camera e Senato basate sugli ultimi sondaggi. E tutti o quasi sono stati d'accordo nel propendere proprio per il modello spagnolo con collegi su base provinciale, ricco premio di maggioranza al 15% e sbarramento all'ingresso (almeno il 5%).
Anche Berlusconi starebbe su questa linea, convinto - questo avrebbe confidato ieri a chi ha avuto occasione di incontrarlo ad Arcore - che il modello spagnola da una parte garantirebbe il bipolarismo e dall'altra «salverebbe» la coalizione di centrodestra perché visto lo sbarramento il Ncd di Angelino Alfano non potrebbe che correre alleato a Forza Italia.
Per il momento, però, nessuna presa di posizione ufficiale. Un po' per non scoprire troppo le carte, un po' perché Brunetta continua a sponsorizzare il Mattarellum corretto. Così, la nota che segue le tre ore di incontro a Montecitorio è sostanzialmente interlocutoria: «C'è stato un accurato approfondimento delle diverse proposte di Renzi che consentirà a Berlusconi di «formulare una rapida risposta al segretario del Pd».
Il Cavaliere, dunque, vuole giocare la partita in prima persona con tanto di faccia a faccia con Renzi, un modo per confermare plasticamente la sua leadership. Un appuntamento su cui il segretario del Pd preferisce tenere il basso profilo («se lo vedrò ve lo farò sapere prima», dice a Otto e 1/2) ma della cui importanza è consapevole.
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