Il Cav congela il ritorno: decide a ottobre

Continua la linea low profile: in forse la partecipazione ad Atreju venerdì

L'ex premier Silvio Berlusconi
L'ex premier Silvio Berlusconi

Prendere tempo e ragionare «con calma». Perché «al momento non c’è alcuna fretta» se non quella «di scoprirsi e dare un vantaggio ai nostri compe­titor » che potrebbero così prepara­re le contromosse. Berlusconi re­sta sulla sua linea, nonostante da giorni molti big di via dell’Umiltà lo invitino a ufficializzare il ritorno in campo e Alfano risponda con un «credo proprio di sì» a chi gli chie­de se il nome di Berlusconi sarà sul­la scheda elettorale. L’ex premier però non ha fretta, non tanto per­ché non abbia deciso il da farsi quanto per la tempistica che consi­dera «decisiva». Allo stesso modo, trova impru­denti le parole di Casini, il volersi a tutti i costi attestare un Monti che con la battuta su quando l’Udc po­se il veto alla sua riconferma all’Ue non sembra troppo gradire l’entu­siasmo del leader centrista. Berlu­sconi ha apprezzato gli elogi arriva­ti ieri dal premier e sa che il cosid­detto «Monti dopo Monti» non si può escludere a priori, soprattutto nel caso in cui dalle urne non esca un risultato chiaro. Ma trova sba­gliato continuare a «tirare per la giacchetta»il Prof,una cosa da«op­portunisti » che non può che «dan­neggiarlo ». Deve pensarla così an­che Monti, altrimenti ieri- il giorno dopo l’ endorsement casiniano ­uno attento come lui a ogni parola non si sarebbe spinto a elogiare Berlusconi e Maroni ricordando che nel 2004 fu proprio l’Udc a por­re il veto sulla sua riconferma a Commissario Ue.
Sono queste le ragioni per cui nei prossimi giorni il Cavaliere con­tinuerà con la linea del
low profile seguita nell’ultimo mese e mezzo, al punto che venerdì potrebbe an­che rinunciare alla festa di Atreju. Un palcoscenico in cui forse fareb­be fatica a tenere la sordina anche per come è strutturato (con le do­mande da parte dei giovani che sie­dono in platea). Non a caso, fu pro­prio in occasione della tre giorni della Giovane Italia organizzata a Fiuggi dalla Calabria che il Cavalie­re uscì per la prima volta allo sco­perto sul suo ritorno in campo. Nessuna fretta, dunque. Berlu­sconi resterà ancora alla finestra. Come fa ormai da quel 22 giugno a Fiuggi, con la sola eccezione di un’intervistaa Il Foglio il 31 agosto, dopo ben 71 giorni di silenzio.D’al­tra parte, se si vota a marzo o aprile non alcun senso anticipare le mos­se quando ancora non si conosce la legge elettorale e mentre i compe­titor sono alle prese ognuno con i suoi problemi.
E per competitor Berlusconi si ri­ferisce in primo luogo a Bersani, prigioniero di primarie il cui prota­gonista sembra essere Renzi e di un braccio di ferro con il Quirinale che - seppure sotto traccia - sta prendendo una brutta piega. Na­politano, infatti, è il primo sosteni­tore del «Monti dopo Monti» men­tre il Pd,
la vecchia guardia in parti­colare, non ci pensa proprio (signi­ficherebbe rinunciare non solo a Palazzo Chigi ma anche a molte poltrone ministeriali). Di qui lo scontro col Colle, piuttosto eviden­te a leggere tra le righe le ultime di­chiarazioni di Bersani o D’Alema.
Ma competitor è pure Grillo che negli ultimi mesi - questo dicono i sondaggi di Alessandra Ghisleri ­ha pescato tanto nel Pdl. E che adesso che è in calo potrebbe «resti­tuire » qualcosa. L’ultimo sondag­gio Swg vede infatti salire di un pun­to il Pdl (20%) e scendere di uno e mezzo Grillo (18,5). Non è un caso che Berlusconi abbia passato tutta l’estate a studiare uno a uno i comi­zi di Grillo e il suo linguaggio, con­vincendosi che dietro la sua strate­gia comunicativa ci sia una pro­grammazione certosina. «Non va sottovalutato»,ha ripetuto più vol­te. Il Cavaliere, però, è anche con­vinto si debba approfittare di quan­to accaduto con il caso Favia, per­ché è questo «il momento di scopri­re il bluff».
Di certo - ragionava nei giorni scorsi Berlusconi - bisogna torna­re a parlare dei temi concreti, del­l’economia e del fisco.

Insomma, «abbiamo fatto degli errori ma an­che tante cose giuste di cui dobbia­mo essere fieri» visto che pure Monti «ci è venuto dietro». «Dob­biamo puntare - spiega l’ex mini­stro Gelmini - a rivedere l’Irap, la detassazione dei premi di produtti­vità e l’estensione del contratto aziendale».

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