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Il Cav insiste: "Il Pd sia responsabile". L'interlocutore è il Colle

Berlusconi aspetta che si spenga il cerino in mano al Pd: "Il nostro interlocutore ormai più che Bersani è Napolitano"

Il Cav insiste: "Il Pd sia responsabile". L'interlocutore è il Colle

Silvio Berlusconi, che domani non andrà a Porta a porta per colpa della congiuntivite, evita di sbilanciarsi pubblicamente sulla confusa situazione post voto e continua nella strategia di aspettare che si spenga il cerino in mano al Pd. Ma a replicare all’esito della direzione democratica, che ha dato mandato a Pier Luigi Bersani di esplorare la fattibilità del "piano a" cioè quello del "governo di cambiamento" che guarda al Movimento 5 Stelle ed esclude il Pdl, è comunque il segretario del partito Angelino Alfano: "Il Pd dimostra di non avere un’idea chiara su come guidare il Paese, rischia di portare l’Italia allo sfascio, noi li invitiamo a riflettere perché così portano il Paese a sbattere". Dunque, una accusa di "irresponsabilità" alla quale - ovviamente - il Pdl invece mostra di sottrarsi.

Ad Arcore, dove il Cavaliere è rimasto anche oggi, e in via dell’Umiltà, dove continuano le riunioni dei big pidiellini, più che le parole del segretario piddì, oggi sul taccuino hanno segnato con il circoletto rosso l’intervento pronunciato da Umberto Ranieri, considerato "portatore" del pensiero del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Quell’insistenza sulla necessità di un "governo del presidente" è guardata con molta attenzione dal Pdl e dal Cavaliere che punta a restare "in gioco" grazie alla decisiva pattuglia di senatori. Tanto che c’è chi si spinge a dire che "il nostro interlocutore ormai più che il Pd è il Colle". Secondo fonti vicine a via dell’Umiltà, il Cavaliere pensa che difficilmente il capo dello Stato potrà avallare l’esperimento del governo di minoranza e che l’interlocuzione che Bersani si ostina a cercare con i grillini sia destinata a chiudersi con un’ennessima porta sbattuta in faccia. Di certo l’ex premier non può accettare posizioni, come quella di Massimo D’Alema, che subordinano a una sua uscita di scena la possibilità di interlocuzione tra il centrosinistra e il centrodestra.

Ai suoi parlamentari, il Cavaliere continua a dire di tenersi pronti a riprendere la campagna elettorale e di volerla giocare, ancora una volta, in primissima persona. E infatti resta confermata la manifestazione del 23 marzo in piazza a Roma anche se la "piattaforma" è stata sfumata e non sarà più esclusivamente incentrata sull'accanimento giudiziario della magistratura rossa. Certo, la questione-processi resta in cima ai pensieri del leader del Pdl che, peraltro, domani non sarà in tribunale a Milano per la sentenza sul caso Unipol (la prima delle tre che lo attendono in un mese). Ma anche quella di oggi è stata una giornata di tensione sul fronte magistratura con il Pdl che si è scatenato contro i consiglieri del Csm che hanno bollato come "inaccettabili e scellerati" gli attacchi di Berlusconi alle toghe.

Per il Cavaliere, finchè l’iniziativa politica non sarà ufficialmente passata nelle mani di Napolitano, è meglio usare prudenza.

Anche perché l’alternativa al governo del presidente, che oggi Bersani ha evitato di mettere esplicitamente sul piatto ma che è stata "evocata" da Mario Monti, non è la "prima scelta" di Berlusconi che, tra l’altro, rischierebbe di trovarsi contro Matteo Renzi. Anche di questo, con ogni probabilità, il Cavaliere parlerà con il Professore nell’incontro previsto per venerdì a Palazzo Chigi. Prima, però, riunirà a Palazzo Grazioli l’ufficio di presidenza del Pdl.

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