Il Cav lancia Alfano, il Pd dice solo no

Berlusconi propone il segretario come vicepremier, poi confida ai suoi: "Pensano al partito, non al bene del Paese"

Il Cav lancia Alfano, il Pd dice solo no

Roma - Berlusconi scuote la testa: «Non hanno a cuore l'interesse del Paese ma solo quello del partito». Registra l'ennesima porta in faccia da parte di Bersani che, nel pomeriggio, esclude pure la possibilità di un governo da lui guidato, con la presenza di Alfano come vice. Berlusconi fa un'ennesima apertura alla sinistra davanti ai suoi parlamentari, radunati a mezzogiorno nella sala Colletti di Montecitorio. I pidiellini descrivono l'ex premier in forma, determinato, raggiante per l'ottima riuscita della manifestazione di sabato scorso a Roma e confortato dagli ultimi sondaggi commissionati che danno un Pdl in ascesa e un Pd in vistoso calo. Dirà Alfano: «Il Pdl è sopra il 24%, la coalizione con la Lega è al 31,4%: il centrodestra è sopra il centrosinistra di un punto e mezzo». Per cui le urne non sono affatto escluse anche se, ammette in privato, «il Paese non ha bisogno di elezioni ma di un governo stabile». E dire che in mattinata i segnali dal segretario del Pd erano positivi visto che, in un incontro con gli imprenditori, Bersani aveva dichiarato di «voler dialogare con tutti». Quindi anche con il Pdl? Macché. Ma in mattinata si pensa di sì e Berlusconi, ai pidiellini, detta una linea aperturista che è una vera e propria proposta al Pd: «Noi diremo a “questi signori” che ci sediamo al tavolo solo se si parla di un governo insieme. Per esempio Alfano vice premier con Bersani premier». In sala si annuisce. Poi il Cavaliere mette sul piatto l'altra condizione essenziale: «Al Quirinale, questa volta, deve andarci un moderato». Non si fanno nomi ma l'offerta è lanciata. Ora sta a Bersani rispondere e uscire dal vicolo cieco in cui s'è cacciato. Ma occorre fare in fretta perché, dice il Cavaliere «È colpevole perdere tempo: la situazione economica non è drammatica, è tragica».
Nell'attesa di una risposta ufficiale, l'ex premier spiega la sua strategia: «Se non ci staranno, daremo battaglia sia in Parlamento sia nelle piazze». Già, la piazza. Positivamente impressionato dalla manifestazione di piazza del Popolo, il Cavaliere assicura: «Faremo quattro manifestazioni: due al nord e due al sud. La prima a Bari, tra 15 giorni. E possiamo contare su almeno 50 mila persone». Sente che il Paese lo segue. Soprattutto se Bersani riuscisse a trovare una maggioranza spaccando la compagine dei pentastellati: «Ma noi lo impediremmo - giura di prima mattina a La telefonata con Maurizio Belpietro -. Bersani non può pensare di mettere da parte un terzo degli italiani senza farli contare al governo e senza che ci sia la possibilità di un accordo per l'elezione del presidente della Repubblica». Altrimenti, «l'unica cosa da fare è andare al voto e farlo al più presto. Noi siamo assolutamente pronti ed è anche molto probabile che quella di sabato pomeriggio sia stata la prima manifestazione della nuova campagna elettorale».
Non solo: «Non faremo funzionare il Parlamento. Abbiamo cento deputati al Senato e cento alla Camera, abbiamo la possibilità di bloccare i lavori del Parlamento. In più porteremmo la nostra protesta nelle piazze d'Italia perché se si andasse verso una soluzione come quella ipotizzata (Colle alla sinistra e governo grillino) vorrebbe dire che c'è stato un golpe e noi non lo permetteremo».
Così si aspetta il faccia a faccia ufficiale tra Pdl e Pd. Una sorta di consultazione che andrà in scena oggi. Il Cavaliere non ci sarà ma con Alfano sfilerà Maroni. Confermando così che l'asse con il Carroccio tiene. È lo stesso Berlusconi a dirlo in chiaro: «La Lega starà insieme a noi come è logico che sia, visto che fa parte di una coalizione - assicura -. E non c'è alcuna possibilità che possa appoggiare un governo guidato dal segretario del Pd da sola».


Poi, nella riunione con i suoi, il Cavaliere punge anche Monti per la gestione della crisi dei fucilieri, ripartiti per l'India: «Monti si dovrebbe dimettere da senatore a vita per la figura che ci ha fatto fare sulla vicenda dei marò - dice -. Una figura vergognosa. Ha sbagliato tutto perché hanno voluto fare di testa loro senza chiederci nulla. Si devono dimettere in gruppo e dobbiamo cacciare Monti dal Senato, perché è senatore a vita immeritatamente».

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