Dopotutto è solo un banalissimo endorsement: quattro giorni prima delle elezioni, manco fosse un qualunque consigliere comunale, Adriano Celentano fa il suo spottone a Grillo. Canzone inedita postata sul suo blog ieri all'ora dei tg. Titolo apocalittico: Ti fai del male. Musica infagottata dai fiati, una marcetta inquietante. Più che una canzone, è la colonna sonora per uno stacchetto di Rock Politik. Ma il testo. Il testo è peggio. È un rosario da Uomo Qualunque che mette in metrica un discorso da bar, ma di quelli che si fanno durante una briscola dopocena. Un comizio a metà tra il cantato e il parlato, tra il serio e il faceto. Tipo: «Loro promettono solo bugie». Oppure: «Eh mi vuoi dire per quale partito io dovrei votare». Quale? Bisogna aspettare un po' per avere la risposta: «Però si dice in giro che fra i partiti c'è un'onda nuova che è partita dal niente». Di più: «E come una valanga sta avanzando come un ciclone per abbattere il marcio della Nazione». In sostanza: votate Movimento Cinque Stelle. No, non c'è il «ci vedremo in parlamento, sarà un piacere» come minaccia Grillo. E manca il «piove governo ladro» forse perché non quadrava bene con le rime. Ma poco ci manca.
Dunque antipolitica. Ma il Celentano antipolitico è anticelentanesco. Da sempre Celentano contesta, protesta, insinua e critica: ma all'interno del sistema, con vaghezza democristiana oppure tiepidamente progressista ma sempre correndo sui binari della tradizione, spesso addirittura veteroclericale. Invece qui ce n'è pure per Benedetto XVI: «Mentre il pastore per salvare il suo gregge scuote la terra degli scandali». Può mancare Berlusconi? Ma no, ca va sans dire: «Riemergono purtroppo parole pericolose, parole come... condono tombale». Una volta non basta: Celentano, anzi il Molle Agiato come lo chiama Dagospia, sul «condono tombale» si scatena e lo ripete due volte con tanto di effettistica drammatica tanto per condire lo slogan con un po' di pathos in più. Certo, il vero Celentano si ritrova nei riferimenti al «femminicidio» («Sono più di cento in un anno le donne che muoiono assassinate da quei mariti e padri pazzi di gelosia, merde senza un filo di dignità»). Oppure negli allunghi ambientalisti sul Molise «bombardato come una gruviera da quei fantasmi eolici che muovono il vento», naturalmente per colpa del federalismo. O ancora sulle «orribili navi che sembrano palazzi» ormeggiate a Venezia. Insomma, mentre i politici «sono lontani anni luce dal capire quali siano davvero i motivi di questa crisi», lui no, lui li ha ben presenti: «L'Italia è ormai ridotta a una lastra di cemento, pari a una coltre funebre sulla quale si annidano le pericolose polveri sottili della corruzione».
Vi prego, non avvertite nessuno che quasi tutti hanno ben presenti quali siano gli altri enormi problemi che zavorrano l'Italia, dalle speculazioni finanziarie al gigantismo burocratico. Tutt'al più cambia la terapia suggerita. Ma la sostanza no. Perciò la canzone, pardon il comizio, di Celentano è deludente perché non innovativo: sono le stesse cose che dice da tanto tempo. Solo che gliele ha fregate Grillo. Per farla breve, il vero Celentano si scopre solo qui e là, ad esempio quando canta «se non voti ti fai del male» che, al tempo stesso, è anche una negazione del cosiddetto voto utile (e difatti è stato subito ripreso da Monti in un video su Twitter). Ma per il resto è un endorsement debole, accolto tiepidamente non solo dall'enorme quantità di tifosi del Celentano cantante ma anche dai mass media, visto il posizionamento della news nei titoli di apertura e nelle highlights delle agenzie di stampa. Alla fine, dopo l'apertura di Mina a Beppe Grillo, ora arriva anche quella dell'ex all'ex, l'ex Molleggiato che sponsorizza l'ex comico suo amico.
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