Roma Come nel più celebre dei gialli di Agatha Christie, pubblicato nel Dopoguerra sul canovaccio di una filastrocca ottocentesca, sono dieci «negretti» («piccoli indiani» fu subito ribattezzata la filastrocca, in ossequio al politicamente corretto già allora in voga) a disputarsi veleni e merletti sullaffare del secolo, ovvero lomicidio-suicidio della Sinistra. Caso nato casualmente in Italia, e propagatosi più dellaviaria, della mucca pazza e dello scorbuto.
Dei piccoli indiani, si sa, «alla fine non rimase più nessuno», scomparendo uno dopo laltro in modo misterioso. Solo a cadaveri freddi si scopre che lautore dei delitti era uno dei dieci, animato da sete di giustizia. La stessa, si presume, capace di rianimare la salma di Romano Prodi, uno dei maggiori indiziati del reato. Fondamentale la sua articolessa pubblicata sul Messaggero, purtroppo nel numero di ferragosto. «La sinistra è stata rovinata dal blairismo», latto daccusa dellex premier pronto, pur di raccomandarsi lanima, ad affossare una delle sue più mirabili invenzioni: la gran balla dell«Ulivo mondiale». «Con un pizzico desagerazione... si era arrivati perfino a parlare di Ulivo mondiale», scrive Prodi. Peccato che ne fosse proprio Romano il sacerdote, e che l«esagerazione» non fosse sfuggita a questo giornale (in totale solitudine, naturalmente). Inclemente il capo dimputazione contro il riformismo alla Blair: «La causa della sconfitta di questa grande stagione è da individuare nel fatto che, mentre in teoria il nuovo labour e lulivo mondiale erano una fucina di novità, nella prassi il governo di Tony Blair e i governi che a esso erano ispirati si limitavano a imitare le precedenti politiche dei conservatori inseguendone i contenuti e accontentandosi di un nuovo linguaggio... ».
Mai critica, neppure bertinottiana, fu altrettanto ispirata. Al di là dei paroloni proseguivamo le politiche di Reagan e della Thatcher, ammette Prodi,mentre «nel frattempo il cambiamento della società continuava secondo le linee precedenti: una crescente disparità nella distribuzione dei redditi, un dominio assoluto e incontrastato del mercato...». In pratica, una confessione piena e spontanea. Cui manca soltanto lultimo sforzo, la chiamata di correità: se Blair era il mandante-modello, assassini della Sinistra, allo stesso grado, possono ritenersi Schröder, Clinton e, ovvio, Prodi.
Se non che, è il caso di dire, laffaire resta complicato. Perché se qualcuno avesse chiesto, già nellOttocento, a Proudhon chi stesse ammazzando la sinistra - intesa come idea di libertà, fraternità, uguaglianza - leconomista filosofo non avrebbe avuto dubbi. Come non ne ebbe rispondendo picche a Marx che gli aveva chiesto collaborazione, nel maggio del 1846: «Bisogna collaborare con ogni mezzo per scoprire le leggi della società, i modi in cui si realizzano queste leggi e i processi tramite cui siamo capaci di scoprirle; ma, per il buon Dio!, quando avremo demolito tutti i dogmi aprioristici, non pensiamo di indottrinare a nostra volta il popolo».
Cresciuti allabbeveratoio dellindottrinamento furono gli interpreti minori del pasticciaccio, i «piccoli indiani» che in questi anni hanno fatto sparire la sinistra, specie in Italia. A partire da Togliatti e il suo «realismo» che ancora nellagosto 89 era impossibile criticare sullUnità (lo ha ricordato di recente Piero Sansonetti, evocando il cazziatone ricevuto dallintero quartier generale del Pci). Un Partitone, quello comunista, che pochi mesi dopo trovò in Occhetto un altro piccolo «assassino», quando propose di cambiare il nome per camuffare la sostanza. Impresa persino meritoria, se confrontata con le auto-picconate inflitte dalla stucchevole rivalità tra DAlema e Veltroni (e questultimo soltanto un mese fa è riuscito a pronunciarsi per Craxi, rispetto a Berlinguer). E «piccoli indiani», allo stesso tempo carnefici e vittime della Sinistra, sono Fassino e Rutelli.
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