Il Colle avvisa il Pd: basta ammucchiate 12,5

RomaBasta con i caravanserragli, finiamola con i «raggruppamenti» messi in piedi solo per vincere, non se ne può più delle alleanze raccogliticce incapaci «di garantire una stabile governabilità». Giorgio Napolitano sembra piuttosto soddisfatto del testo base della riforma elettorale, approvato giovedì dalla commissione Affari costituzionali del Senato con i voti di Pdl, Udc e Lega, e non lo nasconde: «Le nuove regole consentono ai cittadini di compiere scelte determinanti per la composizione del Parlamento». Un passo avanti, in attesa però del prossimo, decisivo per arrivare al Monti-bis: la cancellazione del premio di coalizione.
Il capo dello Stato scrive a Renato Schifani, ma in realtà il messaggio è diretto al Pd. «Quello che bisogna evitare», sostiene infatti il presidente, «è il ricorso a incentivi e vincoli tali da favorire vasti raggruppamenti elettorali di dubbia identità a garantire stabilmente il governo del Paese». Detto in altri termini: se resta il bonus di maggioranza, resteranno anche tutti i vizi e le storture di questi anni e a Palazzo Chigi si alterneranno cartelli rissosi e disomogenei. Il partito di Bersani, dato per favorito se rimarrà in vigore il Porcellum, se ne farà una ragione. Serve «senso di responsabilità», perché la riforma «raccoglie istanze largamente avvertite dall'opinione pubblica».
Governabilità, stabilità, continuità. Napolitano spiana la strada al Professore. «Considero positivo - si legge nella lettara a Schifani - l'avvenuto superamento di una situazione che vedeva trascinarsi da tempo, senza risultato, discussioni tra i rappresentanti delle varie forze politiche e la proposizione formale di un concreto progetto di una riforma elettorale. Potrà così onorarsi l'impegno per nuove regole». Però non basta approvare un testo qualunque, ora occorre finire il lavoro. «Mi auguro che stia per esprimersi con realismo un ampio consenso parlamentare per dare esito a travagliate polemiche e offrire al Paese l'indispensabile certezza di un nuovo quadro di riferimento per l'esercizio di voto alla scadenza della legislatura». Quando? «Nella prossima primavera».
Dunque, via dal Porcellum, via dal premio di coalizione. Il principale ostacolo sta al Nazareno. Non a caso è proprio Pier Luigi Bersani il primo a commentare il messaggio quirinalizio. «La sollecitazione a procedere nella sede parlamentare è giusta e la accogliamo con favore. Noi stiamo lavorando con tutte le nostre forze perché la riforma si faccia garantendo la governabilità».

E Anna Finocchiaro, capogruppo Pd a Palazzo Madama, mette i paletti: «Con le preferenze ci sarebbero gravissimi rischi alla dignità della politica». Si prevede battaglia.


È in percentuale il premio di governabilità assegnato alla coalizione vincente dalla riforma elettorale

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