Il Colle rassicura il leader Pdl: Italia al voto soltanto nel 2013

Il capo dello Stato esclude la possibilità di elezioni anticipate. E chiede al Cavaliere Pdl un impegno per la riforma elettorale

Il Colle rassicura il leader Pdl: Italia al voto soltanto nel 2013

Roma - La pasta, l’arrosto, le leggendarie verdure coltivate a Castel Porziano, solo un bicchiere di vino. Menu leggero al Quirinale, ma sul tavolo il piatto forte è l’«insoddisfazione» del Cavaliere per le ultime vicende. Dall’accanimento giudiziario alla politica economica del governo, dalla troppe tasse, che hanno fatto precipitare i consensi degli elettori del centrodestra nei confronti di Monti, alle manovre oscure del Pd, che non lo dice, ma forse vuole votare in autunno.
Sì, visto dall’ottica del Colle, è un Silvio Berlusconi «leggermente nervoso» quello che all’una e tre quarti si siede con Gianni Letta (nel tondo) al desco del capo dello Stato. Il Cav, per continuare a sostenere il governo, vuole garanzie. E Napolitano, per quanto può, gliele concede. La più importante forse è quella politica: Bersani può scordarsi le elezioni anticipate, la legislatura andrà a scadenza naturale perché l’Italia non è ancora salva. Il presidente lo aveva già detto in pubblico alle celebrazioni del 25 aprile, a Pesaro. Ora lo ripete direttamente a Berlusconi: il Paese andrà alle urne solo nella primavera del 2013.
E dopo le concessioni, Napolitano fa anche qualche richiesta. Monti, com’è nelle speranze dei due commensali, resterà un altro anno a Palazzo Chigi, ma nel frattempo c’è del lavoro da fare. Sul piano di governo, sostiene il capo dello Stato, i partiti Abc devono aumentare gli sforzi per ridurre i costi e favorire la crescita. Sul piano parlamentare, si può usare proficuamente l’anno che ci separa dalle urne cambiando la legge elettorale e varando una serie di riforme «necessarie e ineludibili». Su questo punto serve l’impegno generale. Soprattutto di Berlusconi, che il presidente tratta da padre nobile, quasi da Lord protettore dell’esecutivo. «Lei è un perno fondamentale per la tenuta della maggioranza».
Berlusconi annuisce. «Non verranno da me i problemi al governo, semmai sono gli altri due, Pd e Terzo Polo, gli anelli deboli». E comunque, precisa, qualcosa va cambiata, qualcosa di più per la crescita va fatta, qualcosa di nuovo per il lavoro va inventata. Non si può andare avanti solo con le tasse e i balzelli, il Paese è in recessione. Il capo dello Stato è d’accordo. «Un incontro molto costruttivo», riferiscono in serata dal Quirinale.
Il Cav un’ora e mezzo a colazione, Monti al telefono, Bersani e Casini con altri contatti. Se da qualche giorno Napolitano ha moltiplicato il suo attivismo, è perché il governo dei tecnici comincia ad avere i primi problemi di tenuta. Così il presidente deve impegnarsi a ricucire, smussare, spianare, sostenere il Prof. A fare lui da vero capo del governo. «Un continuo lavoro di mediazione», lo definiscono sul Colle. Intanto lo spread sale e la pazienza degli italiani tartassati scende. E crolla la fiducia nei confronti della politica. I partiti, ripete il presidente a tutti i suoi interlocutori, hanno certamente le loro colpe, anche gravi, gravissime, da scontare. Devono fare pulizia al loro interno, devono sapersi rinnovare, devono aprirsi alla società. E devono ricominciare a fare politica.
Questa, secondo Napolitano, è l’unica strada per riavvicinare i cittadini alla cosa pubblica. Nelle ultime ore sono usciti diversi rilevamenti, accolti dal Quirinale con una certa apprensione. Il sondaggio di Sky che ha stabilito che per il 67 per cento degli italiani i partiti sono inutili, meglio chiuderli. Le mail di protesta che stanno intasando tutte le segreterie. In sondaggi che certificano che quella del non voto sta diventando la prima forza politica.
Insomma, Napolitano lo dice da qualche tempo, «cresce la polemica, quasi la rabbia» e si sta verificando «un’intossicazione delle coscienze». «Si prendono a bersaglio i partiti come fossero il fattore inquinante della società». E mentre le forze politiche «sembrano incapaci di autoriformarsi», sui blog e nelle piazze spunta «qualche demagogo di turno».


Come Beppe Grillo, che ha ripreso a martellare il Colle. «Noi qualunquisti? Napolitano sbaglia. E sbaglia anche a schierarsi». Ma se Grillo cerca la rissa, lo scontro diretto, ha sbagliato i conti. Il presidente della Repubblica non gli risponderà mai direttamente.

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