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Il comico vince con una sconfitta E ora prepara la marcia su Roma

Il leader M5S è il primo partito in Sicilia ma nonostante il 15% non potrà governare. Intanto detta le regole per candidarsi alle Camere: "Sarà un cambiamento epocale"

Il comico vince con una sconfitta E ora prepara la marcia su Roma

La leggenda del Grande Nuotatore sta diventando realtà. Il movimento simbolo dell'antipolitica e della guerra ai partiti è diventato il primo partito. Per ora succede in Sicilia, laboratorio di esperimenti. Dal nulla o quasi, il Movimento 5 Stelle surclassa Partito democratico e Popolo della libertà in preda a liti e divisioni, sfrangiati in liste e sottoliste che ormai alla gente normale dicono poco e servono soltanto a «pesare» i portatori di voti.
Per Beppe Grillo è un altro trionfo anche se il suo candidato Giancarlo Cancelleri non sarà presidente di Regione, e non lo sarebbe mai stato perché i pentastellati non amano accordi e alleanze che inquinerebbero la loro monolitica diversità. Soli contro tutti, si fanno eleggere per non governare. È una strana idea di politica che però funziona, raccoglie consenso, come ha coagulato migliaia e migliaia di persone nelle piazze siciliane in cui si è tuffato il comico genovese, in un tour de force estenuante che l'ha costretto, una mattina della scorsa settimana, a prendersi una pausa per evitare un coccolone. Ha perso la voce, ha fatto tre o quattro comizi al giorno, come i vecchi democristiani e i comunisti di una volta che arringavano le massaie al mercato e facevano il porta a porta.
L'Emilia Romagna alle regionali, Milano alle comunali, il sindaco di Parma e ora la medaglietta di primo partito in Sicilia. In assoluto non sarebbe un risultato eclatante: Grillo strappa un 15 per cento come movimento e il 18 (più di una vecchia volpe come Gianfranco Micciché) con il nisseno Cancelleri, 37 anni e una campagna elettorale low cost da 25mila euro. Ma conquistare la vetta del podio con una percentuale tutto sommato modesta - e con oltre la metà degli elettori rimasti a casa - dà la misura del disastro altrui, dello spezzettamento, dell'incapacità di unire.
Diverso da tutti i «vecchi» politici, Grillo non va in televisione a dichiarare alcunché. Non avrà nulla da dire, sospettano i maligni. L'arruffapopoli di Sant'Ilario non si sbilancia neppure sui suoi strumenti di comunicazione preferiti, blog e twitter. Al social network affida telegrammi didascalici, privi di commenti. «Senza pagare canone o abbonamento. Costo zero, solo passione. Seguite lo spoglio in diretta. Boom 5 stelle»: segue il link al suo sito. E poi: «Partecipate a quest'iniziativa lanciata dai partecipanti alla diretta youtube». E ancora l'annuncio di «Mentana in diretta ora» e «Travaglio in diretta streaming», entusiasta delle 5 stelle esplose in una galassia.
Da genovese previdente, Grillo mette invece fieno in cascina. Evita di pronunciarsi sul voto in Sicilia ma comincia a muovere le pedine in vista delle elezioni politiche, dove conta di fare un botto ancora maggiore. Sul blog, in un italiano approssimativo e in inglese più corretto, sono comparse ieri le regole per le candidature al Parlamento di Roma, riservate a chi appartiene al movimento da almeno cinque anni o si è già candidato in qualche precedente elezione locale, da selezionare attraverso «primarie» via web, evitando i salti in corsa sul cavallo vincente. Per sé, Beppe Grillo riserva il ruolo di «capo politico, garante, di essere a garanzia di controllare, vedere chi entra». Testuale. «Sarà un cambiamento epocale - prosegue - duro, sbaglieremo, sbaglierò, quindi dateci una mano piuttosto che martellarci, a me e a Casaleggio».
E alla vittoria siciliana si affianca il compagno di ogni leader populista: un nuovo vocabolario. Grillo annuncia una rivoluzione lessicale oltre che politica: «Chi entrerà in Parlamento si toglierà questo nomignolo ormai deleterio di onorevole: macché onorevole! Sarà Cittadino del MoVimento 5 Stelle». Cittadino, come i ghigliottinatori della Bastiglia. Per ora i grillini si limitano a tagliare le unghie ai giornalisti, cui hanno spedito un «nuovo glossario adatto alla portata del cambiamento che il M5S propone». Sono così democratici che impongono cosa scrivere perché «è necessario che il vocabolario di riferimento usato dai media sia coerente e corretto». «Partito» e «leader» sono lemmi «incompatibili e fuorvianti», «grillini» è parola «scorretta e anche un po' offensiva, in quanto riduttiva e verticistica». Il movimento è una «forza politica», gli eletti «portavoce». Grillo è il «megafono al nostro servizio e non il nostro leader. Noi siamo attivisti 5 stelle».

E un tantino dittatorelli.

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