La confessione della Kyenge: mia figlia vittima di razzismo

«Mia figlia è stata trattata male, pensavano che fosse un'immigrata che faceva la furba per non pagare il biglietto. E invece è cittadina italiana». Così il ministro dell'Integrazione Cecile Kyenge (nella foto tra i banchi del governo) si confessa al settimanale Chi: «Non ho avuto problemi in Italia, sia quando sono venuta a Roma per studiare Medicina, sia quando mi sono trasferita a Modena per vivere e lavorare. All'inizio c'era grande diffidenza, ma gli italiani hanno una grande tradizione di accoglienza. A mia figlia, che è italiana, è andata peggio. Giulia - racconta il ministro - è stata trattata male in autobus dal conducente perché la sua tessera non funzionava. Per fortuna i compagni l'hanno difesa. Sogno di vedere le persone trattate come cittadini, senza differenze».

Intanto in Parlamento si discute di cittadinanza agli stranieri. Ieri al Senato si è lavorato su una bozza bipartisan di ius soli temperato che scatti al quinto anno di residenza in Italia per uno dei genitori. Contraria solo la Lega.

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