Congressi Pd: votano più bengalesi che italiani

Rispetto alla Democrazia cristiana, che nelle sue sezioni riusciva a resuscitare i morti, è un bel passo avanti, niente da dire: gli iscritti che votano per il Partito democratico, almeno, sono vivi. Ma il miracolo elettorale propiziato da Walter Veltroni in provincia di Treviso è ugualmente impressionante: a recarsi alle urne in massa per le primarie non sono stati i trevigiani bensì i bengalesi. Avete letto bene: gli oriundi del Bangladesh.

È accaduto domenica scorsa a Pieve di Soligo, terra di Prosecco e Cartizze, quindi di facili miraggi, dove i democratici erano chiamati a pronunciarsi sul coordinamento provinciale e comunale del Pd. Su 385 votanti, 205 sono risultati immigrati dal Bangladesh. Il 53,5%. La maggioranza. E, quel che più conta, oltre un terzo dei 562 cittadini di questa nazionalità presenti sul territorio. È mai possibile? I bengalesi saranno anche il gruppo etnico più numeroso. Ma rappresentano pur sempre, su 12.003 abitanti, appena il 4,6% della popolazione. Com’è che in politica la loro rappresentanza addirittura si decuplica e solo all’interno di un unico partito? Che cos’avrà Veltroni in comune con Fakhruddin Ahmed, primo ministro del Bangladesh?

Occupando tre dei cinque seggi maschili in palio (gli altri cinque posti erano in quota rosa), gli sconosciuti Kamal Uddin, Mahamud Bahauddin e Habib Hossan hanno stracciato i favoriti Vittorio Cason, consigliere comunale di maggioranza, e Michele Masutti, ex segretario della Margherita, e messo una seria ipoteca sulla rielezione del segretario provinciale Enrico Quarello, fedelissimo di Rosy Bindi provvisoriamente in carica. Secondo Quarello, infatti, gli extracomunitari di religione islamica e induista giunti nella Marca dal Golfo del Bengala sarebbero stati arruolati dalla corrente veltroniana del Pd, contraria alla sua riconferma. «Il 14 ottobre scorso», ha lamentato il segretario provvisorio, «gli stranieri che andarono a votare per la fondazione del Partito democratico furono appena qualche unità ed erano di tutte le nazionalità, non solo del Bangladesh». Come dire: qui gatta ci cova.

Secondo le informazioni raccolte da Quarello, a distinguersi nel proselitismo sarebbero stati i seguaci di Veltroni, suoi nemici giurati. L’opera di intruppamento avrebbe travalicato le loro stesse previsioni, non solo a Pieve, ma anche nella vicina Farra di Soligo, tanto da prestarsi alle più malevole insinuazioni. «Mi è stato riferito che molti bengalesi sarebbero stati portati di peso alle urne, con l’ordine di votare solo determinate persone. Se tutto questo fosse confermato», ha commentato il perdente, «si tratterebbe di una strumentalizzazione gravissima».

Giancarlo Vettori, l’esponente dell’area veltroniana sospettato d’aver reclutato i bengalesi, ha prontamente ribattuto: «Anziché felicitarsi dell’accaduto, Quarello non trova di meglio che ipotizzare strumentalizzazioni e scorrettezze, offendendo gli stranieri che a Pieve di Soligo hanno dimostrato di accogliere l’invito rivolto a tutti loro dal Partito democratico, nonostante le azioni intimidatorie in altri Comuni, che nei giorni scorsi avevano causato il ritiro di alcune candidature».

Il sibillino scambio di accuse ricorda un dialogo che il pubblico ministero Piercamillo Davigo ebbe - stando al menestrello ufficiale delle gesta del pool Mani pulite, Marco Travaglio - con due «signori delle tessere», uno della Dc e uno del Psi, finiti in carcere su mandato di cattura del medesimo Pm: «Quando andò a interrogarli, quello della Dc disse di quello del Psi: “Avete fatto bene ad arrestarlo: tesserava interi caseggiati, un autentico farabutto”. “Sì”, obiettò Davigo, “ma anche lei tesserava interi caseggiati”. “È vero”, spiegò quello, “ma lui tesserava i caseggiati che avevo già tesserato io”». Non c’è da stupirsi che oggi avvenga la stessa cosa nel Partito democratico. Era l’aprile del 2007 quando Piero Fassino, segretario dei Ds, intervistato per L’Espresso da Giampaolo Pansa sul nuovo soggetto politico che sarebbe nato di lì a sei mesi, a una rassegnata osservazione dell’anziano giornalista («Da giovane cronista raccontavo che la Dc tesserava anche i defunti. Oggi emergono iscrizioni false anche nella Quercia»), replicava indignato: «Un momento, non raccontiamoci balle. Prima di tutto, alla vigilia di ogni congresso gli iscritti aumentano in modo fisiologico: è gente che prende la tessera perché vuole partecipare e votare». Et voilà! Fassino nel frattempo è svaporato in Birmania, al confine col Bangladesh. Ma il metodo, a quanto pare, è rimasto.

Se ne può trarre una lezione: quando i bengalesi avranno ottenuto il diritto

di voto alle politiche, non si limiteranno a votare. Vinceranno le elezioni e comanderanno. È la democrazia, bellezza. O, perlomeno, quella che sta a cuore al Partito democratico.
stefano.lorenzetto@ilgiornale.it

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