La crociata dei tre porporati: opposizione ai sindaci rossi

Dall'etica alla cattiva amministrazione, i cardinali Betori, Caffarra e Sepe sono i veri rivali di Renzi, Merola e De Magistris. Così danno voce ai moderati

La crociata dei tre porporati: opposizione ai sindaci rossi

Rossi scarlatti o tendenti al rosa. Arancioni o arcobaleno. Sono i sindaci delle grandi città italiane, di colorazione variegata ma sempre sinistra. Chi invece non indulge alle sfumature cromatiche sono i loro oppositori più efficaci, rossi tutti d'un pezzo. Per la precisione un bel rosso-porpora, trattandosi di cardinali, insigniti della berretta rossa, come si dice, dal Pontefice che li nomina.

Fateci caso, a Bologna, Firenze e Napoli, dove governano Virginio Merola, Matteo Renzi e Luigi de Magistris le voci critiche sono quelle dei vescovi locali Carlo Caffarra, Giuseppe Betori e Crescenzio Sepe. Niente da segnalare, invece, a Torino e Milano, altre due città a governo sinistro, dove l'arcivescovo Nosiglia e il cardinale Scola hanno finora evitato frizioni con Fassino e Pisapia.

Quanto a Roma, non si registrano ancora conflitti tra Marino e la Chiesa della città eterna, ma il tempo è galantuomo. Per il resto, tornando a Bologna, Firenze e Napoli alzi la mano chi ha in mente il nome di qualche politico locale del Pdl, della Lega o del M5S che faccia le pulci alle amministrazioni locali. Fosse per loro i sindaci di sinistra potrebbero riposare su due guanciali. Fortuna che ci sono i preti, verrebbe da dire. Anzi, i cardinali, particolarmente pronti a criticare operato e dichiarazioni pubbliche dei primi cittadini, soprattutto in materia di etica e diritti civili.

L'ultimo scontro tra vescovo e sindaco è avvenuto a Bologna. Sabato scorso, partecipando al Gay Pride il sindaco Merola, Pd doc, aveva auspicato che «anche l'Italia deve diventare un Paese civile e riconoscere i matrimoni tra persone dello stesso sesso e i diritti dei gay all'adozione». La replica del cardinale, da sempre assai sensibile ai temi della famiglia e della procreazione, non poteva farsi attendere: «Affermare che omo e etero sono coppie equivalenti, che per la società e per i figli non fa differenza è negare un'evidenza che a doverla spiegare vien da piangere», ha scolpito Caffarra. Quanto «profetato» dal sindaco «come ineluttabile destino del Paese», ha proseguito «è una battuta a braccio che costa poco: tanto non dipende dal sindaco».

Altrettanto aspra la polemica tra il cardinale di Firenze e Renzi. Il 24 giugno scorso, durante la predica domenicale nel giorno di san Giovanni Battista patrono cittadino, parlando dello scandalo delle escort a Palazzo Vecchio Betori aveva stigmatizzato l'«improvvida voglia di trasgressione» che «passa dalle piazze ai luoghi della cultura». Il cardinale aveva poi elencato i tristi primati della Firenze renziana: dalla presenza di persone senza dimora al consumo di cocaina fino alla piaga del gioco d'azzardo. L'altroieri il sindaco candidato a tutto e primatista di assenze in consiglio comunale aveva lamentato il «duro attacco politico» di cui la sua amministrazione sarebbe oggetto: «Non sono così ingenuo da non pensare che nel linguaggio della Chiesa ruiniana un'omelia così dura nel giorno del patrono non abbia un significato ultroneo», aveva detto Renzi sottolineando che «Firenze è diversa da come è stata rappresentata in questi giorni». Pronto di riflessi, Betori ha risposto via Twitter: «La natura culturale, spirituale ed etica della mia omelia è sotto gli occhi di tutti. Mi preme solo il bene di Firenze e dei fiorentini».

Insomma, gli uomini di Chiesa hanno a cuore identità e integrità morale del tessuto cittadino tanto quanto i sindaci, ma ovviamente il loro punto di vista è diverso e spesso divergente. Lo si constatò clamorosamente anche a Napoli quando, l'estate scorsa, de Magistris mise all'ordine del giorno un «quartiere a luci rosse» dove le prostitute avrebbero potuto offrire regolarmente le proprie prestazioni. Il cardinale si chiese durante un'omelia se fosse davvero quello «il principale e ultimo problema da risolvere a Napoli». Apriti cielo. Il sindaco arancione replicò con una lunghissima lettera nella quale, smentendo l'intenzione di riaprire le case chiuse, rinfacciò a Sepe quelle della Propaganda Fide di cui fu amministratore. Da allora i rapporti sono formalissimi. Del resto, sul fronte etico la convergenza tra curie e consigli comunali è più che mai complessa.

Chissà se si riferiva a questi temi Papa Francesco quando, parlando all'ultima assemblea generale della Cei, esortò i vescovi ad andare avanti: «Il dialogo con le istituzioni sociali, culturali e anche politiche è compito vostro». «E non è facile», aggiunse.

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