E Grillo candida portaborse e trombati

Bocciati alle amministrative e assunti dai gruppi consiliari, ora si ritrovano la strada spianata verso il Parlamento

Roma Basta qualche decina di amici per finire in Parlamento. Tanti sono i voti presi nelle «Parlamentarie» online molti dei prossimi candidati M5S, specie nelle regioni dove il movimento è meno radicato. Basti pensare che i campioni di voti, come la bolognese Giulia Sarti, capolista in Emilia Romagna, ne hanno presi 370, su circa 3mila voti complessivi nella regione dov'è più forte il M5S. In Toscana un migliaio di elettori, e basta. L'impiegato Riccardo Nuti, con appena 147 voti, sarà capolista in Sicilia (elezione molto probabile, se non certa). Trentamila elettori, forse meno, in tutta Italia, praticamente un quartiere di Milano che decide tutti i parlamentari (stando ai sondaggi, più di cento) che Grillo porterà a Roma.

Lo sappiamo ufficiosamente, perché il dato complessivo non è pubblico, neppure per gli elettori, solo Grillo e Casaleggio custodiscono le cifre complete. Ogni iscritto può accedere soltanto ad una pagina con i dati della sua circoscrizione, ma non a quelle degli altri, perciò gli stessi grillini stanno cercando faticosamente di ricostruire il quadro complessivo, a partire dai «95mila voti disponibili» che Grillo ha dichiarato in un video. In Rete partono le (auto)critiche («Lo 0,8% della popolazione... ma non siamo una casta eh», «vi volevo votare ma state già diventando un classico partito» eccetera). Ma Grillo rimette tutti in riga con un post scriptum minaccioso nel blog: «Sono in corso alcuni tentativi di acquisire i dati degli iscritti al M5S tramite sedicenti sondaggi o censimenti sulle Parlamentarie (..). Sono degli illeciti e saranno denunciati alle autorità». La «ps-crazia», le epurazioni tramite post scriptum, come le chiama Valentino Tavolazzi, nel M5S dalla prima ora ma cacciato da Grillo: «La base votante è assolutamente ristretta. Colpa del “Casaleggium” che ha costretto le Parlamentarie alle dimensioni del suo computer. Ma gli iscritti hanno il terrore di dirlo, c'è un clima di paura». Il Casaleggium ha aperto le liste solo a chi si era candidato a precedenti elezioni (non eletto), e le ha chiuse agli altri. Anche questa restrizione è oggetto di pesanti critiche.

I numeri risicatissimi, poi, non significano solo un mezzo flop («Trentamila votanti sono comunque più dei segretari di partito che nominano i candidati col Porcellum» sottolinea Tavolazzi), ma anche il rischio di un voto pilotato su alcuni candidati. E qui si innesta l'altro nodo: i «raccomandati». Ai primi posti ci sono persone già in staff di eletti M5S, ma non solo. Sul web gira un commento sul capolista in Campania, Roberto Fico, e la sua presunta fidanzata, Yvonne De Rosa, risultata prima nella circoscrizione Europa. Poi c'è Azzurra Cancelleri, sorella di Giovanni, candidato governatore in Sicilia. Azzurra è settima in lista. E ci sono i «portaborse», alle dipendenze dei gruppi consiliari M5S. Come Laura Castelli, collaboratrice del capogruppo regionale piemontese Davide Bono grazie ai fondi pubblici ai gruppi («assunta a tempo determinato, stipendio netto 1.400 euro per 13 mensilità»), prima classificata (273 preferenze) nelle Parlamentarie in Piemonte.

Poco sotto, un altro dipendente del gruppo M5S in Regione, il No Tav Marco Scibona («stipendio netto 1.600 euro per 13 mensilità»), e Ivan Della Valle, anche lui nella segreteria del gruppo (1.600 euro). Più giù Cinzia Carlevaris, moglie di Marco Nunnari, un altro dipendente del gruppo regionale. La capolista Castelli, poi, non è di primo pelo: si era già candidata alle regionali con una lista Verdi in sostegno della Bresso, e anche con Lista civica per Collegno nel 2009.

La capolista in Emilia Romagna, Giulia Sarti, invece è una ex popolo viola e Bologna Libera, web tv che rincorre e sputtana personaggi come Sgarbi e Fede. Militanti già noti, candidati trombati, staffisti di eletti. Ci sono anche questi, non solo «cittadini della strada».

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