Ecco l'anti Porcellum del Pdl

Berlusconi passa al contrattacco: oggi Bersani vincerebbe a mani basse. È scontro sui collegi

Le simulazioni che sono transitate sul tavolo di Verdini non si contano più. Da quelle che confermano che se si andasse alle urne oggi con il Porcellum per il Pdl il risultato sarebbe disastroso, a quelle che evidenziano quanto il cosiddetto Provincellum (il proporzionale a metà strada tra il tedesco e lo spagnolo su cui punta il Pd) sia svantaggioso per il partito di via dell'Umiltà. Che anche per questa ragione ha deciso di depositare un ddl di riforma in Senato, così da formalizzare la sua proposta e restituire il cerino a via del Nazareno.
D'altra parte, nel gioco del rilancio – per cui tutte le parti in commedia chiedono cento per ottenere magari un'intesa su cinquanta – l'unica certezza è che se alla fine restasse il Porcellum il solo a brindare sarebbe Bersani. Sondaggi alla mano, infatti, le simulazioni parlano chiaro: il Pd vincerebbe a mani basse. Con il solo problema di dover far passare Berlusconi come il responsabile della mancata modifica di quella legge che il centrosinistra da sempre considera «una porcata». Ed è questa la ragione per cui un ex ministro del Pdl non ci gira troppo intorno: «Non abbiamo semplicemente il timore che Bersani voglia far saltare la trattativa, abbiamo seriamente paura che lo faccia. Per noi sarebbe un disastro».
E forse anche per sfruttare questo enorme vantaggio tattico che le ultime proposte recapitate dal piddino Migliavacca a Verdini sono state ritenute a via dell'Umiltà «irricevibili». Perché, è il ragionamento fatto anche nel vertice di Palazzo Grazioli, «siamo pronti a tutto pur di modificare il Porcellum ma non possiamo assecondare qualunque richiesta». Come, per esempio, il Provincellum. Che più che far correre un candidato contro il suo avversario lo obbliga a fare la guerra al collega di partito del collegio a fianco (non è decisivo infatti vincere nel proprio collegio quanto che i candidati dello stesso partito in quella circoscrizione prendano meno voti). Una delle proiezioni di Verdini spiega il problema: in Lombardia 2 il Pdl porterebbe a casa zero deputati a Brescia e Bergamo mentre ne farebbe eleggere quattro solo a Varese. Con buona pace di chi predica un recupero del rapporto tra eletto ed elettori. Senza contare che a patire di più un simile sistema sarebbe il Pdl, visto che il Pd ha un grado di coesione interna maggiore. A via dell'Umiltà, invece, le guerre tra vicini di collegio (e non solo tra ex An ed ex Forza Italia) rischierebbero di far implodere il partito. Anche se poi, fa notare qualcuno, un problema simile c'è anche con le preferenze.
Ecco perché il Pdl ha deciso di mettere nero su bianco al Senato la sua proposta. Per evitare non solo il danno di ritrovarsi con il Porcellum ma pure la beffa di passare per quelli che hanno fatto saltare la trattativa, visto che - spiega la Gelmini – che sia Bersani a non volerlo cambiare è «piuttosto evidente». Nessuna forzatura, dunque. Anzi, Quagliariello invita il Pd a «fare la stessa cosa» e «presentare una suo proposta» a Palazzo Madama. Insomma, aggiunge La Russa, «si tratta di un testo aperto alla condivisione con il Pd».
Un ddl nel quale il Pdl che punta sul proporzionale con premio di maggioranza al partito (e non alla coalizione come vorrebbe il Pd) e sulla reintroduzione delle preferenze (che a via del Nazareno non amano). Anche qui con qualche tatticismo. Perché se è vero – lo dice Fontana – che «le preferenze sono la soluzione migliore in un momento in cui i cittadini si allontano dalla politica e il Pd dovrà assumersi la responsabilità di dire no», va detto che se c'è un punto su cui Berlusconi è pronto a cedere è proprio questo. Anche se il vero terreno di scontro sarà sui collegi, sulla loro suddivisione e dimensione. Perché è da questo che dipenderà quanto – a prescindere da preferenze o liste bloccate – i partiti potranno «gestire» l'assegnazione dei seggi.
Una partita, quella della legge elettorale, legata anche all'ipotesi di elezioni anticipate.

Che il Cavaliere continua a non caldeggiare ma che invece non dispiacciono al Pd che avrebbe la scusa per non fare le primarie (nel Pdl già archiviate) ed eviterebbe che il «rottamatore» Renzi possa rafforzarsi ancor di più.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica