Ecco perché è stupido odiare i ricchi

I ricchi sono, sotto sotto, dei ladri? Essere ambiziosi e fare soldi è riprovevole? Il libero mercato è un sistema marcio? Le risposte che vanno per la maggiore, almeno nel mondo intellettuale, sono: sì, sì e sì. Se l'imprenditore conquista grandi ricchezze, avrà qualcosa da nascondere, sarà un evasore o uno sfruttatore, comunque un uomo moralmente discutibile. Quanto al mercato, ma chi ci crede sul serio in Italia? L'opinione corrente è che sia sempre truccato in favore di pochi monopolisti e che soffochi, anziché moltiplicare, libertà e opportunità. In campo (...)

(...) liberale, molti studiosi hanno indagato queste convinzioni, scoprendole colme di risentimento. Nel brano pubblicato in questa pagina, Ludwig von Mises spiega quale errore sia demonizzare la ricchezza e quali siano le origini del risentimento verso il libero mercato. Nella Mentalità anticapitalista (Libreria del Ponte) l'economista austriaco ha scritto dell'atteggiamento prevalente degli intellettuali verso il capitalismo: «Forti della loro posizione nella gerarchia della chiesa, dei loro incarichi pubblici e del servizio militare, gli intellettuali hanno giudicato con sdegno l'uomo d'affari che serve Mammona. Questo disprezzo si è trasformato in rancore corrosivo quando, con l'espandersi del capitalismo, gli imprenditori hanno conquistato grandi ricchezze e grande stima popolare». Disprezzo e rancore. Robert Nozick ha sviluppato il concetto in Why Do Intellectuals Oppose Capitalism?. Egli riconduce il risentimento agli anni della scuola. L'ex secchione entra nel mondo del lavoro con un forte senso di superiorità intellettuale. Il mercato però premia coloro i quali sanno individuare e soddisfare un bisogno, senza tener necessariamente conto dei voti ottenuti all'università. Il senso di frustrazione dell'ex secchione è pronto a trasformarsi in odio verso un meccanismo che non lo premia. Raymond Boudon, in un libro recente intitolato Perché gli intellettuali non amano il liberalismo (Rubbettino), fa un passo in avanti rispetto a Nozick. In realtà, a suo parere l'intellettuale di oggi ha capito perfettamente quali domande debba soddisfare per trovare consenso immediato. Le domande (e le risposte) sono quelle da cui siamo partiti in questa rapida carrellata. L'intellettuale esercita la propria influenza stigmatizzando le storture del mondo e attribuendole a un nemico ben identificabile: il capitalismo e i suoi truci rappresentanti, gli imprenditori. Il cerchio si chiude. La gente crede malvagio il capitalismo, l'intellettuale offre conferme e aumenta la sua influenza, la gente si convince ancor di più che il capitalismo sia malvagio...

segue a pagina 28

di Alessandro Gnocchi

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