Il timore che il caso Lombardia possa trasformarsi in una sorta di «colpo finale» non ce l'ha solo Berlusconi ma tutti i vertici di via dell'Umiltà. Dopo il Lazio, la Campania, il Piemonte e Reggio Calabria, infatti, l'affondo - con l'aggravante delle infiltrazioni della 'ndrangheta - colpisce al cuore una regione che da sempre è il fiore all'occhiello del centrodestra e rischia di diventare una sorta di apripista per scardinare quel che resta del Pdl.
Ecco perché durante le riunioni della giornata tra Alfano, Maroni e Formigoni, il Cavaliere pare non fosse troppo convinto della linea del resistere a tutti i costi. Così alla fine si è arrivati ad una soluzione di compromesso, con il governatore della Lombardia che riesce ad ottenere di non dimettersi e la Lega che porta a casa il via libera alle elezioni per il prossimo aprile (invece che nel 2015). Ma con Berlusconi che non nasconde d'essere rimasto scottato dalla vicenda Polverini ed è quindi preoccupato che nei prossimi giorni si possa ricreare una situazione simile a quel del Lazio, dove la governatrice fu poi costretta a capitolare.
A prescindere da come finirà la partita della Lombardia è chiaro che gli ultimi avvenimenti non fanno che accelerare la rifondazione annunciata da Berlusconi. Alfano ieri mattina parlava di «reset» promettendo «decisioni drastiche entro dicembre». Il segretario del Pdl, però, assicura che «non c'è alcuna intenzione di procedere a spacchettamenti o divorzi consensuali». Sarà, di certo il Cavaliere continua a dire in giro di essere pronto ad un ritorno non solo allo spirito del '93 ma pure a Forza Italia. E tanto le sue parole vengono prese sul serio che mercoledì sera in un ristorante romano si sono incontrati La Russa, Gasparri e una folta pattuglia di ex An. Che hanno concordato sulla necessità di farsi trovare pronti ad un eventuale accelerazione di Berlusconi sul fronte spacchettamento del partito. La data scelta è quella del 17 novembre, quando a Milano si riuniranno gli ex An per annunciare - se le cose lo dovessero richiedere - la nascita del loro partito, il cui nome e simbolo sarebbero in fase avanzata di elaborazione. La notizia, però, è probabilmente uscita prima del previsto, visto che l'obiettivo al momento è soprattutto quello di non dover giocare di rimessa nel caso in cui il Cavaliere rompa gli indugi. Ma una cosa è «farsi trovare pronti», altra invece è sembrare d'esser quelli «pronti a uscire». Ecco perché né La Russa né Gasparri né Alemanno avrebbero gradito la fuga di notizie.
Senza considerare che proprio La Russa e Gasparri, nonostante decenni di sodalizio, hanno sulla questione posizioni differenti.
Intanto il via libera della commissione Affari costituzionali del Senato della bozza di legge elettorale, primo firmatario Lucio Malan (Pdl), ricompatta almeno sulla carta la vecchia maggioranza Pdl-Lega-Udc su un sistema proporzionale corretto, sbarramento a 5% con tre deroghe (4% per chi si coalizza, 7% a chi prende voti in 1/5 del Paese), un premio del 12,5% alla coalizione (o alla lista) che vince. Schifani è convinto: entro fine mese il ddl può sbarcare in aula. Quel che è certo, invece, è che il clima all'interno del Pdl non sembra affatto migliorare. Ieri, ultimo capitolo della saga Forza Italia vs An, la polemica tra l'ex ministro Prestigiacomo e l'europarlamentare Fidanza.
La prima: «Torniamo all'onestà e all'etica politica di Forza Italia di cui non ricordo scandali o spartizioni di territorio». Risponde il secondo via Twitter: «Spirito del '94 o faccia da c... del 2012?». La telenovela, non c'è dubbio, è destinata a continuare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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