Per Matteo Renzi ed il Pd il riconoscimento dei diritti delle coppie gay passa attraverso la negazione degli stessi diritti alle coppie conviventi eterosessuali. Questo il principio al quale appare ispirata l'ultima proposta della sinistra: le convivenze gay sono «più uguali» di quelle tra un uomo e una donna.
Il riconoscimento dei diritti civili per le coppie omosessuali in Italia è da almeno un decennio la spina nel fianco della sinistra. Nonostante i proclami lanciati durante le campagne elettorali alla prova dei fatti tutte le proposte di legge sono miseramente naufragate contro gli scogli interni e divisioni. Nell'eterna ricerca di un compromesso che accontentasse tutti la sinistra si è prima inventata i Patti civili di solidarietà, Pacs, poi i Dico, Diritti delle coppie stabilmente conviventi. Evidentemente nella speranza che, evitando la definizione più esplicita «matrimonio», si potesse arrivare in porto senza incidenti. Così non è stato ed ora il Pd ci riprova con la definizione unioni civili in un progetto che, se confermato nel testo finale, sarebbe pesantemente discriminatorio verso tutte le coppie conviventi non gay, formate da un uomo e una donna.
«Un vero pasticcio che oltretutto darà luogo a gravissimi abusi», afferma Giuliano Cazzola, esperto di previdenza, ex Cgil, oggi nella maggioranza di governo con il Nuovo centrodestra. «Assurdo riconoscere solo le convivenze omosessuali - prosegue Cazzola - Una discriminazione al contrario priva di senso. Vorrei sapere poi come si farebbe a stabilire l'appartenenza alla categoria «omosessuali» con un test? Ovvio che se si decide di riconoscere i diritti dei conviventi con le unioni civili si deve fare per tutti, non possono esserci distinzioni».
Nella proposta del Pd (illustrata con ampiezza di particolari anche dall'Unità) si distinguono, infatti, due tipi di convivenza. Le unioni civili che riguarderebbero soltanto le coppie dello stesso sesso. Per queste ci sarebbe il riconoscimento di tutti i diritti che si acquisiscono con il matrimonio ad esclusione di quello di adottare figli. Le coppie gay in concreto potrebbero accedere alla pensione di reversibilità e conseguire il diritto alla successione e tutti i benefici in materia assistenziale. Escluse invece le convivenze etero per le quali invece si ipotizza una sorta di accordo light (aperto questo anche alle coppie omo) che non comporterebbe appunto il riconoscimento di diritti quali la pensione di reversibilità.
La spiegazione più semplice di fronte alla scelta del Pd è di natura economica. Le coppie conviventi censite dall'Istat sono circa un milione. Nel 2013 un primo rilevamento dell'Istat sulle coppie gay ne ha registrate 7.513. Per i conti dell'Inps l'ingresso delle coppie gay non costituirebbe un problema mentre un milione di future pensioni di reversibilità manderebbe in tilt il sistema.
Il Pd mette le mani avanti e spiega di escludere le coppie etero perché possono operare la scelta del matrimonio, in Chiesa o in Comune, mentre i gay ne sono esclusi. Ma così saranno le coppie etero conviventi ad essere escluse dalle unioni civili. Per cancellare una discriminazione se ne imporrebbe un'altra per legge.
Pur essendo personalmente contrario per Cazzola a questo punto «sarebbe meglio per il Pd ammettere il matrimonio gay che comporta
diritti sì ma anche impegni e vincoli ed è quindi un accordo più equilibrato». Cazzola è convinto poi che le unioni civili darebbero luogo ad abusi e «potrebbero diventare un affare a prescindere dalla natura dei rapporti».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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