Figuraccia Pd: bastona i grillini intanto compra le interviste in tv

La vecchia scusa del «così fan tutti, allora lo faccio pure io» è solo un puerile tentativo di fuggire alle proprie responsabilità. Che diventa ridicolo quando chi si appella al sempre comodo motto prima si erge e censore del costume e poi viene sbugiardato. Ed ecco la figuraccia in salsa Pd. Il presidente dell'Assemblea regionale dell'Emilia Romagna Matteo Richetti ha bollato come «immorale» la presenza in tv a pagamento confessata dal consigliere regionale grillino Giovanni Favia. Un moralizzatore senza macchia? Neanche per idea, perché il renziano di ferro Richetti è stato immediatamente smentito. Prima dai suoi stessi colleghi di partito in Regione, che hanno ammesso come pagare per presenziare a dibattiti televisivi sia abitudine consolidata anche per loro: «Abbiamo un regolare contratto», spiega candidamente il consigliere regionale Pd Thomas Casadei; poi anche dalle tv locali, che, anzi, hanno descritto i consiglieri democrat come ottimi clienti.
Anche loro, dunque, pronti a prendere parte a dibattiti e ospitate di vario genere, molto simili a veri e propri comizi senza contraddittorio, ovviamente dietro lauto pagamento. Anche 500 euro per mezz'ora di trasmissione negli studi di Teleromagna o Telerimini. Non è un mistero che le tv locali alimentino i loro spesso magri bilanci in questa maniera ma ora c'è la prova provata che grillini e democrat si comportano esattamente come tutti gli altri movimenti politici. Con la differenza, tutt'altro che formale, che a ergersi a paladini della morale siano sempre loro. I soliti noti che poi, come in questo caso, alla luce dei fatti da moralizzare hanno davvero poco.
Intanto, travolto dalle polemiche, Favia prima ha difeso la bontà delle sue azioni salvo poi fare una clamorosa retromarcia con tanto di mea culpa. «Per quest'anno, due settimane prima delle polemiche, avevo dato disposizione di bloccare il rinnovo del contratto con la tv locale ma devo fare mea culpa», ha scritto Favia sulla sua pagina di facebook.

Guarda caso proprio dopo la scomunica, via blog, of course, del padre-padrone Grillo che ha tuonato scrivendo sul suo blog che «pagare per andare in tv è come pagare per andare al proprio funerale», fedele alla sorta di fatwa lanciata verso i salotti televisivi che impedisce ai grillini di rilasciare interviste o apparire in tv.
Tempi duri per i (presunti) moralizzatori: dal vate Grillo al prode Richetti. Meglio tacere un po', la brutta figura è sempre dietro l'angolo.

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