RomaÈ la politica, bellezza, e tu non puoi farci niente. «Non siamo mica a un pranzo di gala - spiega Pier Luigi Bersani - stiamo facendo le primarie e certo non le abbiamo organizzate per avere il freddo nel letto, come si dice dalle mie parti». Peccato che il «cayman» Davide Serra, titolare del fondo Algebris e organizzatore dell'incontro di Matteo Renzi con la finanza milanese, non sia un appassionato di Humphrey Bogart e annunci querela.
«Essere definito bandito da lei mi offende - scrive in una lettera aperta - ci penseranno i miei legali a chiamare i giudici a decidere sulle sue parole». E il sindaco di Firenze avverte: «Attento Pier Luigi, chi di slogan ferisce, di slogan rischia. Con la finanza bisogna parlare». Peccato pure per le nuove regole decise dai saggi del Pd, che impediscono agli elettori delle primarie di registrarsi via internet. I renziani protestano: «Sono norme geneticamente modificate».
Guerra aperta? Macché. «Io e Matteo siamo competitori, non nemici - assicura Bersani - e quello che sta accadendo sta facendo del bene al Pd. Stiamo partecipando alle primarie, si discute, nulla di strano». Pure Massimo D'Alema la pensa così: «Anche Clinton e Obama erano divisi, poi hanno governato insieme». Sul caso-Serra il segretario fa finta di smorzare la polemica. In realtà la riattizza: «Non c'è nulla da offendersi, se lo fa problemi suoi. Non so dove l'ho offeso, non capisco perché si è offeso. Io sto solo dicendo che noi italiani non dovremmo considerare tutti quelli che hanno base alla Cayman. C'è una finanza buona, corretta, che può dare una mano alle attività produttive, poi ci sono soggetti che fanno base nei paradisi fiscali». «Dichiarazioni allucinanti - replica Renzi - Pier Luigi con questa storia rischia di fare un clamoroso autogol. E poi, se incontro quelli della finanza sono schiavo, se non li incontro non sono adatto a governare. Ragazzi, mettevi d'accordo».
Colpo su colpo. Ma se sui contributi economici lo scontro si fa duro, che dire allora della battaglia delle regole? Venerdì sera i garanti del partito hanno stabilito che ci si potrà registrare fino al 25 novembre, giorno della grande conta, e che potranno partecipare quelli che firmeranno l'appello di sostegno alla coalizione di centrosinistra. Il candidato sul camper non l'ha presa bene, almeno a sentire la responsabile del suo tour Simona Bonafè: «Una porcata degna del peggior Calderoli, un percorso ad ostacoli». Paolo Gentiloni invece protesta con un tweet. «On line in Italia si può fare tutto tranne che registrarsi all'albo degli elettori del centrosinistra. Non ci si crede. Numero chiuso».
A far discutere soprattutto il fatto che saranno pubblici i nomi di chi sottoscrive l'appello, condizione per accedere alle primarie. C'è poi la questione dei luoghi distinti: da una parte ci si registra, da un'altra si vota. Quanto alla platea dell'eventuale ballottaggio, potrà ritirare la scheda anche chi non lo ha fatto al primo turno. Ma non potrà registrarsi il giorno stesso del secondo turno, ovvero il 2 dicembre, perché la finestra per ritirare il certificato elettorale va dal 7 novembre al primo dicembre.
Paletti, restrizioni, difficoltà. «Vorrei prima di tutto i voti dai delusi del mio partito, ma voglio i voti anche dai delusi del Pdl. L'unico modo per vincere le elezioni è questo», dice Renzi, ma con le regole approvate dai garanti sarà dura per lui ampliare il bacino di pesca. «Se il vincitore doveva essere stabilito dovevano dircelo - si lamenta Giuliano da Empoli - ci saremmo risparmiati la fatica».
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