È un risveglio con parecchie ombre e qualche luce, quello di Forza Italia all'indomani del risultato delle Europee. Quel 16,81%, strappato nel voto di domenica, descrive un partito che pur nella sconfitta mantiene la terza posizione e dimostra di avere un potenziale intatto, guardando all'astensione e alla percentuale del centrodestra nel suo complesso (superiore rispetto alle Politiche). Ma al di là della consolazione di aver tenuto pur nel pieno della tempesta e della più difficile campagna elettorale degli ultimi venti anni, nessuno nasconde la necessità di sedersi attorno a un tavolo e ragionare su come rilanciare un partito che ha il dovere di cercare una nuova forza propulsiva. Le quattro parole che vengono pronunciate negli auspici dettati a caldo sono: autocritica, confronto, rinnovamento e ricerca di una linea politica chiara. «Dobbiamo capire le ragioni di questo voto, mercoledì durante l'Ufficio di Presidenza dirò semplicemente quello che penso. Non c'è dubbio che il partito va rigenerato. Le mie dimissioni da parlamentare? Farò quello che mi chiederà il partito» dice Raffaele Fitto. È lui il «Mister preferenze» di Forza Italia, con 284.547 elettori che hanno scritto il suo nome sulla scheda, davanti a Giovanni Toti, che di voti ne ha presi 148.667, altro risultato di tutto rispetto.
Naturalmente tutti si chiedono come spenderà quella moneta il dirigente pugliese e come batterà cassa, facendosi forte di un risultato che lo legittima a candidarsi a figura di riferimento del partito. La sensazione è che si vada profilando un confronto acceso tra i dirigenti del Nord e quelli del Sud, con questi ultimi decisi a far valere la propria influenza e rivendicare un peso maggiore nelle decisioni, dopo aver portato acqua al risultato nazionale. Perché se Fitto ha dimostrato di godere di un consenso straordinario, è «in Campania» che si è registrato «il miglior risultato» di Forza Italia, come sottolinea il presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro. E non c'è dubbio che in prospettiva di future primarie gli accordi interni dovranno tenere conto della potenza di fuoco messa in campo dal Meridione. Di certo grazie al pacchetto di voti della sua Puglia e al sostegno delle varie correnti forziste in Campania (dagli uomini di Cesaro e Siano, passando da Caldoro, Carfagna, Laboccetta fino a Forza Campania) Fitto ha potuto fare l'en-plein e ritagliarsi un ruolo da king maker nella macro-circoscrizione meridionale.
Da parte sua, Toti può contare sul rapporto fiduciario con Berlusconi e spinge per un'accelerazione sul fronte del ricambio generazionale, per dare un nuovo volto al partito, anche attraverso il rapporto forte con il sindaco uscente di Pavia, Alessandro Cattaneo. «Il risultato è al di sotto delle aspettative, bisogna continuare sulla via del rinnovamento», assicura il consigliere politico dell'ex premier, che avverte Ncd: «Forza Italia è e sarà il fulcro di una nuova alleanza di centrodestra». Un tema su cui si sofferma anche Fitto. «Non mi sembra che Alfano abbia raggiunto un risultato eccellente, la somma di Ncd e di Udc fa il 4,2%, non mi sembra un gran risultato. Poi per rifare il centrodestra bisogna stare nel centrodestra». Inevitabili anche le conseguenze politiche e la correzione di rotta nel rapporto con il governo, visto che Fitto da tempo è schierato contro «l'abbraccio mortale» con Renzi e ora tornerà a mettere sul tavolo le sue convinzioni.
Di certo i giochi veri inizieranno domani quando Berlusconi e lo stato maggiore del partito affronteranno l'analisi del voto. I «signori delle preferenze» faranno sentire la propria voce. E tutti insieme dovranno cercare una ricetta efficace per la «rigenerazione» del partito.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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