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Formula Montezemolo: politici fannulloni a casa

La proposta di Italia Futura: gli elettori dovrebbero poter licenziare i deputati

Formula Montezemolo:  politici fannulloni a casa

Montezemolo schiaffeggia Bersani e prepara una sua proposta di riforma. Molto simile a quella lanciata da Berlusconi due giorni fa (il semi-presidenzialismo) con un’aggiunta. Nella Terza Repubblica il cittadino abbia gli strumenti per mandare a casa il politico fannullone o, peggio, farabutto. Il metodo si chiama «recall» ed è già in vigore in alcuni Stati americani. In pratica si tratta della possibilità di revocare anticipatamente la fiducia agli eletti. Gli elettori, cioè, potrebbero togliere il mandato a un loro rappresentante in caso di gravi inadempienze nell’esercizio del mandato stesso (assenteismo, commissione di reati ecc...). Al testo ci stanno lavorando il costituzionalista Michele Ainis, Carlo Calenda, Sofia Ventura, Andrea Romano e Alberto Stancanelli.

Sul più generale tema delle riforme istituzionali, poi, l’associazione del patron della Ferrari prende posizione. Apre alla possibilità di costruire la Terza Repubblica ma soprattutto bacchetta i tentennamenti del leader del Pd. ItaliaFutura lo dice a chiare lettere: «Si discuta nel merito la proposta di Alfano, si propongano soluzioni da adottare in tempi realistici, si eviti di esibire rifiuti preconcetti dopo essersi dichiarati a favore del sistema francese (come sta facendo in queste ore il Pd di Bersani)». La «cosa» di Montezemolo ha la memoria lunga e ricorda, seppur senza citare i riferimenti storici, quando la sinistra sosteneva il contrario di quanto sostiene oggi.

Correva l’anno 1997 e durante il governo Prodi vide la luce la Commissione bicamerale. Compito: scrivere in modo bipartisan la riforma dell’architettura costituzionale. Al vertice della bicamerale c’era proprio Massimo D’Alema, all’epoca segretario dei Ds. Allora le prime convergenze tra i due poli si registrarono proprio sul sistema semi-presidenziale, con tanto di legge elettorale a doppio turno. Insomma, il modello francese su cui adesso Bersani sputa. Peraltro non senza problemi in casa sua, visto che molti tifosi del semi-presidenzialismo indossano proprio la casacca del Pd. Arturo Parisi, uno dei soci fondatori del partito democratico, per esempio ha sempre sostenuto che la ricetta francese è la migliore perché «garantisce l’esigenza della rappresentanza e la governabilità e tiene fermo il bipolarismo». E ancora: «Come non vedere che l’essenza del sistema francese più che il doppio turno è il semi-presidenzialismo?».

Insomma, anche Montezemolo applaude alla proposta del Pdl perché «gli italiani si attendono di voltare definitivamente pagina e di vedersi restituiti dalla politica diritti e strumenti di decisione che sono stati sequestrati dal pessimo finale di partita della Seconda Repubblica». ItaliaFutura ha fretta di rottamare i giochini politici dei veti incrociati ma resta cauta nello sposare una causa in maniera netta. Ma qualche paletto lo pone ugualmente. Il primo: si salvaguardi il bipolarismo e non si torni indietro ai pastrocchi della Prima Repubblica. Scrive l’associazione: «Il progetto presentato dal Pdl ha molti limiti, non ultimo quello di non chiarire fino in fondo il ruolo che lo stesso Berlusconi intende giocare in un’eventuale elezione presidenziale. Ma certamente ha il pregio di provare ad immaginare un bipolarismo rinnovato nel quale funzionino, come ha scritto Sofia Ventura (ex finiana) “nuove regole che ci rendano finalmente più simili alle grandi democrazie occidentali, con sistemi di partito che garantiscano l’alternanza ed esecutivi capaci ed efficaci che garantiscano la governabilità”».

Il secondo paletto riguarda le preferenze nella legge elettorale perché «gli italiani hanno diritto di decidere chi mandare in Parlamento di scegliere tra opzioni politiche distinte, ad intervenire nella determinazione delle regole del gioco, ad eleggere leadership e governi in grado di guidare il Paese».

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