Funerali di Stato per Placido Rizzotto

A sessantaquattro anni dalla morte lo Stato ha celebrato i funerali di Stato al sindacalista rapito e ucciso da Cosa nostra. I resti di Rizzotto furono trovati solo nel 2009. La cerimonia si è svolta alla presenza di Napolitano

Funerali di Stato per Placido Rizzotto

Sono trascorsi sessantaquattro anni dalla morte di Placido Rizzotto, rapito e ucciso dalla mafia nel 1948 per il suo impegno a favore dei contadini siciliani. Di lui si erano letteralmente perse le tracce. I suoi resti furono trovati solo nel 2009 nelle foibe di Rocca Busambra, sui monti Sicani (Palermo). Il successivo esame del Dna confermò che erano proprio i suoi. Per troppi anni sembrava che la giustizia si fosse dimenticata di lui. Ora finalmente lo Stato ne ha onorato la memoria con i funerali di Stato. La cerimonia si è svolta nella chiesa madre di Corleone alla presenza del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano e del segretario della Cgil, Susanna Camusso. Presenti anche la sorella e il nipote omonimo del sindacalista.

L'omaggio di Napolitano

"Anche la vicenda di Placido Rizzotto fa parte della memoria condivisa di questo Paese", ha detto il Presidente della Repubblica al termine dei funerali. "Abbiamo appena finito di celebrare i 150 anni dell’unità d’Italia e sebbene la vicenda Rizzotto non ne faccia parte, non possiamo non considerarla a pieno titolo come elemento della memoria condivisa degli italiani".

Il ricordo dei nipoti

"Siamo finalmente riusciti a dare a mio zio una degna sepoltura. Ma abbiamo dovuto attendere 64 anni. Si è preferito, infatti, insabbiare tutto", ha detto Angelo Rizzotto, nipote del sindacalista. "Zio Placido - inizia così l’intervento di Placido Rizzotto, nipote omonimo del sindacalista ucciso dalla mafia - non ti ho mai conosciuto personalmente ma solo attraverso le parole appassionate di chi ti ha vissuto accanto: nonna Rosa ad esempio, che ho sempre visto vestita di nero".

L'omelia dell'arcivescovo

"Chi ha assassinato Placido Rizzotto è il vero perdente, come lo sono tutti gli assassini che sono perdenti agli occhi di Dio e della società umana". È uno dei passaggi dell’omelia dell’arcivescovo di Monreale, Salvatore Di Cristina. "Sono troppi 64 anni di attesa per i funerali - ha aggiunto il presule - oggi non è solo un atto dovuto ma un atto di culto, il rito cristiano delle esequie".

Nencini (Psi): "Non dire che l'ha ucciso la mafia è come ucciderlo due volte"

Come riporta l'Avanti online! il segretario del Psi, Riccardo Nencini, ha polemizzato con monsignor Di Cristina, che durante le esequie non ha mai citato la parola mafia: "E’ stata la mafia ad uccidere Placido Rizzotto. Non dicendolo, lo uccideremo due volte".

Le indagini di Carlo Alberto Dalla Chiesa

A occuparsi delle indagini sulla morte di Rizzotto fu un giovane capitano dei carabinieri, Carlo Alberto Dalla Chiesa. Vennero arrestati e processati due uomini, Vincenzo Collura e Pasquale Criscione, che ammisero di aver partecipato al rapimento insieme a Luciano Liggio. Furono trovate anche alcune tracce della vittima, a conferma dell'avvenuta esecuzione, ma non il corpo. La vicenda processuale, però, si concluse con l'assoluzione degli imputati per insufficienza di prove (nel frattempo tutti avevano ritrattato).

Nel nome di Rizzotto un film e il vino

L'impegno sindacale e il sacrificio di Rizzotto sono raccontati in un bel film di Pasquale Scimeca del 2000.

Quando uscì la pellicola ricevette alcune critiche perché stranamente (o forse no?) ometteva di ricordare la militanza del sindacalista nelle file socialiste. Rizzotto è ricordato anche grazie al vino prodotto dalla cooperativa siciliana "Placido Rizzotto Libera Terra" di San Giuseppe Jato. Le uve utilizzate provengono da vigneti confiscati alla mafia nell'Alto Belice Corleonese.

- Orlando Sacchelli su Twitter

 

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