RomaBlocco delle sale parto il 12 febbraio, per quel giorno sarà «vietato» nascere. Per la prima volta ginecologi ed ostetriche annunciano uno sciopero dell'assistenza parti e dunque circa un migliaio di neonati rischiano di finire in «lista d'attesa». Saranno ovviamente assicurate le emergenze ma è lo stesso presidente della Società italiana di ginecologia (Sigo), Nicola Surico, a riconoscere che si tratta di una scelta estrema e non priva di rischi sanitari. «Saranno garantite le emergenze - spiega Surico - ma in questo campo non è sempre facile stabilire il confine dell'urgenza e si corrono seri rischi. Saranno i politici ad assumersi le responsabilità di eventuali problemi». Dunque niente parti programmati, cesarei o naturali, nessun esame clinico o visita: saranno tutti rimandati o se possibile anticipati. Infine una minaccia alla quale tutti i politici sono sensibili: sciopero del voto per i 15mila operatori del settore.
Perché tutte le sigle più rappresentative del comparto (Associazione ostetrici ginecologi ospedalieri italiani, Aogoi; Associazione ginecologi universitari, Agui; Associazione italiana ostetricia, Aio; Società italiana di ecografia ostetrica, Sieog) hanno preso una decisione tanto drastica e che non mancherà di suscitare polemiche? Oltre alla questione dei tagli nel settore della sanità è l'aumento delle denunce per «malpractice» ovvero per presunti casi di malasanità ad essere giudicato insostenibile soprattutto dagli operatori di questo settore che è il più colpito. Le denunce contro medici e sanitari sono addirittura triplicate negli ultimi 15 anni e con l'aumento delle denunce sono cresciuti i costi dei premi assicurativi. Gli operatori del settore si aspettavano un intervento decisivo in questo settore da parte del ministro della Salute, Renato Balduzzi. Intervento però che non è arrivato. A questo punto i camici bianchi si sentono «scoperti» e hanno preso una decisione clamorosa per portare le loro ragioni all'attenzione del governo e dell'opinione pubblica. Dalla prossima estate diventerà obbligatorio assicurarsi per tutti i medici e i liberi professionisti. E visto che a causa degli aumenti molte aziende sanitarie non assicurano più i propri dipendenti saranno i medici a dover pagare anche oltre 10mila euro all'anno per potersi tutelare. «Sono migliaia le denunce contro i ginecologi eppure alla fine dei procedimenti il 99 per cento dei sanitari viene assolto o il caso archiviato», spiega Vito Trojano, presidente Aogoi. Molti professionisti però anche se assolti nel penale sono poi condannati a pesanti risarcimenti nel civile e dunque cresce di conseguenza anche il cosiddetto fenomeno della medicina difensiva.
Ogni anno vengono spesi circa 14 miliardi di euro in esami ed interventi inutili prescritti dai medici per paura di essere denunciati per non aver fatto quell'esame o non aver tentato quell'intervento. Su 357 procedimenti penali conclusi contro sanitari solo due hanno avuto come esito una condanna.
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