I pm dribblano Galan: lo sentiranno da arrestato

La Procura di Venezia continua a negare l'interrogatorio chiesto dall'ex governatore. E la Giunta della Camaera corre verso il via libera alla proposta di manette delle toghe

I pm dribblano Galan: lo sentiranno da arrestato

Vorrebbe essere interrogato. Vorrebbe spiegare. Vorrebbe chiarire. Ma tutte le manovre di avvicinamento di Giancarlo Galan alla Procura di Venezia sono cadute nel nulla. Respinte al mittente. Il pool di magistrati veneziani non ha nessuna intenzione di sentire l'ex ministro ed ex governatore della regione Veneto al centro della tangentopoli del Mose. Insomma, calendario alla mano, si profila un copione dall'esito già scritto: Galan sarà con ogni probabilità arrestato, perché il Parlamento di questi tempi va per le spicce, e incontrerà i pm in manette. Da detenuto. La Procura è irremovibile.
E non tiene in considerazione il countdown che sta spingendo fatalmente Galan verso la cella. Ormai è da più di dieci giorni che si va avanti con il batti e ribatti. Istanze su istanze. Senza alcun risultato.
Dunque, il 10 giugno gli avvocati Antonio Franchini e Niccolò Ghedini scrivono al procuratore Luigi Delpino e ai suoi sostituti chiedendo «con cortese urgenza di sottoporre a interrogatorio l'indagato e comunque di consentire la presentazione spontanea dello stesso per rendere dichiarazioni». Segue un tris di date proposte a tambur battente dai difensori per favorire il meeting: Galan dà la sua disponibilità per il 16 giugno, il 19 giugno o il 20 giugno. Ma anche per «altra data che sarà ritenuta dalle Signorie vostre». Attenzione, nei giorni scorsi si era detto che l'ex governatore fosse disponibile a rendere dichiarazioni spontanee. In pratica, un monologo senza alcuna possibilità per l'accusa di formulare domande. In realtà, lo spettro delle opzioni disegnato dalla coppia Ghedini-Franchini è più ampio: Galan è pronto ad accettare il contraddittorio con i pm. Domande e risposte. E pensa di poter ribaltare la propria posizione, comunque, di poter fornire elementi molto importanti per l'inchiesta. La Procura, però, non gli crede e lo fa capire chiaramente nella nota, firmata da Luigi Delpino e da Carlo Nordio, con cui affonda le sue speranze e rigetta anche una seconda istanza. «La giurisprudenza - affermano il procuratore e l'aggiunto - non impone al pm l'obbligo vincolante di accedere alla richiesta, sottoponendone l'accoglimento alla valutazione della strategia investigativa» e ad altri elementi. Di più: «Lo stato attuale delle indagini in corso - insistono Delpino e Nordio - non rende opportuno un interrogatorio esauriente e dettagliato dell'onorevole Galan». In poche parole, la Procura è convinta che l'interrogatorio non possa aggiungere niente di nuovo, almeno in questa fase: non alleggerirebbe la posizione di Galan, non porterebbe acqua al mulino dell'accusa. Meglio rinviare, anche perché il codice impone l'audizione dell'indagato solo alla chiusura delle indagini. Ma c'è un altro elemento che la Procura non formalizza ma lascia intravvedere fra le righe: Galan ha in questo momento un altro interlocutore, la Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera. È lì che può e deve rivolgersi, almeno per ora, per far valere la propria posizione. Il resto, tutto il resto compreso l'interrogatorio, potrebbe esser strumentalizzato in un gioco di carambola fra le istituzioni. E fra Roma e Venezia. Per il pool veneziano, Galan può sempre giocare la carta di «una articolata e documentata memoria» e pazienza se intanto finirà dietro le sbarre.
Eppure Galan di elementi nuovi per l'indagine è convinto di poterne dare alla Procura, se acconsentisse a sentirlo. Non solo la ricostruzione dettagliata della situazione patrimoniale, e delle entrate e uscite degli ultimi vent'anni (e anche prima, con i lauti guadagni da manager di Publitalia). O la documentazione dei mutui e delle risorse usate per ristrutturare la famosa villa sui colli Padovani, come pure la ragione delle società costituite con la moglie. Ma soprattutto informazioni sulla principale accusatrice, l'ex segretaria Claudia Minutillo. La prova delle firme falsificate su un conto corrente a San Marino. E poi quel che nella memoria risulta coperto da «omissis».

Cosa nascondono? Galan avrebbe prove (testimoni) di pagamenti chiesti dalla sua ex capo segreteria per procurare a imprenditori degli appuntamenti con il presidente del Veneto. E poi dei sospetti, sulla destinazione finale delle mazzette che gli vengono invece attribuite. Tutte cose che vorrebbe spiegare di persona ai pm. Ma che rischia di fare da arrestato.

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