L'unica certezza al momento è che nel prossimo governo il Partito Democratico non potrà inserire né Pietro Grasso né Laura Boldrini, rispettivamente presidenti di Senato e Camera dei deputati. Erano potenziali ministri? Pier Luigi Bersani sembra pensarla così. E l'ha ribadito ieri nell'intervista con Maria Latella su Sky.
Se di certezze al momento non sembrano essercene, c'è però nell'aria una tendenza, che strizza l'occhio alla parola nuova della politica italiana: società civile. La parola d'ordine, se quanto accaduto a Finocchiaro e Franceschini può essere interpretato come un segnale, è un rompete le fila che manda in congedo i Capi di stato maggiore e richiama i riservisti, meglio se giovani, magari donne o comunque "spendibili" su un fronte pattugliato dalle milizie grilline.
Tra i nomi che si sentono pronunciare a mezza voce quelli di quattro donne: Maria Chiara Carrozza, rettore del Sant'Anna di Pisa, la filosofa Michela Marzano, Paola Muti del Regina Elena e l'economista Irene Tinagli, quest'ultima tra le fila dei montiani.
Circolano i nomi di Salvatore Settis e Stefano Rodotà. Si pensa a nomine illustri, portatrici di competenze specifica, per il ministero della Sanità, che potrebbe essere guidato da Mauro Ferrari, scienziato di chiara fama nel campo delle nanotecnologie. Un dicastero dei Diritti civili potrebbe essere invece affidato ad Alessandro Cecchi Paone.
Per quanto riguarda l'Istruzione il papabile è uno storico, Miguel Gotor, mentre Andrea Orlando potrebbe finire alla Giustizia.Nomi nuovi, da valutare biografie alla mano. I grandi vecchi? Pensionati, o messi in standby, sia mai che il governo non regga fino a fine legislatura...
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.