
Un lungo silenzio, poi un post per ringraziare «i 5.804.810 elettori dei Cinque Stelle», come si fa quando si perde (e dedica loro la poesia If del massone Kipling, lui che vede trame massoniche ovunque). Quindi una citazione dell'amico De Andrè («Verremo ancora alle vostre porte e grideremo ancora più forte»), prima di dare una prima immagine alla sconfitta: Grillo che esce di casa, mesto, mimando una pugnalata al cuore. Ci si aspettava un messaggio duro, rabbioso, addirittura l'annuncio di un passo indietro (come peraltro promesso da Grillo in caso di sconfitta) dopo tutte le energie messe nella campagna elettorale, ripagato poi da un calo consistente di voti. Invece no, Grillo sfodera il suo genio comico, sdrammatizza la mazzata con una gag, cerca di infondere fiducia al suo popolo, che invece su internet si sfoga amaramente. Grillo invece, dopo aver attaccato e sfottuto tutti gli avversari nel suo tour, presta il fianco a chi sfotte lui: «Adesso ci state prendendo in giro. Vi capisco. Mettete proprio il coltello nella piaga. Abbiamo perso. Non è una sconfitta, siamo andati oltre la sconfitta. Prima era VinciamoNoi, ora VinciamoPoi. Abbiamo il tempo dalla nostra, è ancora presto».
Ma la colpa di chi è? Qui Grillo torna il leader che non contempla l'autocritica, e nella clip registrata a Milano, nella sede della Casaleggio Associati, trova una nuova categoria responsabile del flop del M5S, totalmente imprevisto. «Quest'Italia è formata da generazioni di pensionati che forse non hanno voglia di cambiare, di pensare un po' ai loro nipoti, ai loro figli, ma preferiscono stare così. Abbiamo preso il 21-22%, senza avere voti in nero e siamo lì senza aver promesso niente a nessuno, né dentiere né 80 euro (Grillo però ha promesso il reddito di cittadinanza per tutti, ndr). Io sarei anche ottimista, quindi: non scoraggiatevi. Vedo messaggi: Cosa facciamo? andiamo avanti?, certo che andiamo avanti». Intanto però la sconfitta approfondisce le crepe del movimento, e già al Senato gli ex M5S annunciano la nascita di un gruppo autonomo, «Democrazia Attiva», di cui faranno parte 12 senatori sui 14 che hanno lasciato il gruppo, tra cui i senatori Orellana e Campanella, papabili capigruppo.
L'Italia insomma non è ancora pronta per la rivoluzione M5S, dice Grillo, che subito dopo infila la gag del Maalox, le pastiglie per l'acidità di stomaco che alla vigilia aveva consigliato al Pd, sicuro di batterli. Invece è lui che deve alleviare il mal di pancia, e lo fa nel video, inghiottendo una pillolina: «Ora Casaleggio è in analisi per capire perché si è messo il cappellino e poi tutti insieme vedremo che cosa fare. State tranquilli, dai, vin... vinciam... Vincono loro. Vincono loro, ma è meraviglioso lo stesso. Intanto io mi prendo un maalox, non si sa mai. Casaa! Casaleggio! C'è il maalox anche per te, vieni qua». Ce ne vogliono tante di pasticche per gli elettori M5S, che sul blog sfogano la rabbia. La linea dei non molti parlamentari che si espongono è quella dettata dal leader: non abbattiamoci, vinceremo la prossima volta. Altri, come il senatore Giarrusso, sentono invece puzza di brogli: «Ci sono dei dati strani che non corrispondono - dice ad Affaritaliani.it - Secondo me si sono mossi apparati clientelari forti. Questa volta il voto di scambio è stato davvero fortissimo». Anche nel voto amministrativo si conferma la marcia indietro del M5S. Grillo sperava in un successo in Piemonte e Abruzzo, ma nel primo caso viene più che doppiato dal Pd, mentre in Abruzzo è terzo a dieci punti dal centrodestra.
Peggio ancora nei il confronto città per città. A Parma, primo comune grillino col sindaco Pizzarotti, il M5S al voto europeo non va oltre il 19% (contro il 52% del Pd). Arretramenti un po' ovunque, debacle in Sicilia un tempo feudo, mentre regge in Sardegna.