Una tassa nata male e che rischia di finire il suo primo anno di vita in un caos tragicomico. È la storia dell'Imu, l'imposta federalista che il governo Monti ha trasformato in un'Ici ancora più dura.
Dopo le tribolazioni per effettuare il versamento della prima rata entro metà giugno (e per gli amanti dell'orrido anche la seconda tranche facoltativa di settembre), il momento del saldo rischia di riservare sorprese ancora più amare. La Consulta dei Caf (i centri di assistenza fiscale) ha infatti chiesto al governo (ma soprattutto all'Agenzia delle Entrate) una proroga al 31 dicembre per versare l'importo definitivo. I Comuni, infatti, hanno tempo fino a mercoledì 31 ottobre per stabilire l'aliquota definitiva (gli acconti sono stati pagati sull'aliquota base che per la prima casa è del 4 per mille) e potranno pubblicare la delibera entro il 30 novembre. La circostanza rischia di mandare in crisi i Caf perché solo pochi municipi (1.500 enti su 8.000) hanno risposto alle sollecitazioni.
I contribuenti, che entro il 17 dicembre dovranno effettuare il saldo dell'imposta, rischiano di compilare modelli non veritieri. Con la prospettiva, certo non desiderabile, che Agenzia delle Entrate ed Equitalia li precipitino in una spirale kafkiana, condannandoli a un processo nel quale dovranno dimostrare di non essere colpevoli a prescindere.
Vale la pena, quindi, riflettere sulla validità di una delle architravi del decreto Salva-Italia del governo Monti. L'Imu, infatti, dovrebbe portare alle casse dello Stato un introito di 21,4 miliardi di euro. Pesando anche sul tradizionale bene-rifugio degli italiani, la prima casa che rappresenta un investimento imprescindibile per il 70% dei nostri connazionali. Ma su un totale di 21,4 miliardi l'Imu sulla prima casa ha un gettito (detrazioni incluse) di circa 3,5 miliardi, più o meno equivalente a quello della vecchia Ici che il governo Berlusconi abolì nel giugno 2008 relativamente alla casa nella quale si è residenti.
La nuova imposta suscita antipatie anche per il problema segnalato dalla Consulta dei Caf: un pagamento che assomiglia più alla soluzione di un sudoku che all'esecuzione di un semplice dovere da contribuente. «A poco più di un mese dalla scadenza fissata non è stato ancora approvato il modello di dichiarazione», ricordano i centri di assistenza.
Le sorprese non sono finite qui. La Corte dei Conti, nell'audizione sul ddl Stabilità, ha già interpretato la sfera di cristallo: lo stato delle finanze pubbliche e i tagli dei trasferimenti ai Comuni potrebbero avere, come prima conseguenza, un aumento dell'Imposta municipale propria (questo il vero nome dell'Imu) già a partire dal 2013.
Ed ecco perché non è peregrino interrogarsi sulla possibilità di sottrarre le prime case a una «stangata» che può appesantirsi. Magari partendo proprio da quei 4,2 miliardi di mini-taglio dell'Irpef che il premier Mario Monti e il titolare del Tesoro, Vittorio Grilli, hanno promesso con la nuova manovra. Quello sgravio potrebbe non arrecare alcun beneficio a chi ha redditi molto bassi. Ma poiché anche chi guadagna poco, in molti casi è proprietario di un immobile, con quei 4,2 miliardi si potrebbe eliminare l'Imu sulla prima casa e far sentire il beneficio a molte famiglie che dovranno fare i conti anche con l'aumento dell'Iva previsto nel 2013. Secondo la Cgil, la Legge di stabilità costerà a ogni contribuente 125 euro l'anno in media (421 euro per le famiglie in cui entrambi i coniugi lavorano).
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