Ilva, il governo trascina i pm alla Consulta

Da una parte le proteste, dall'altra le trattative. In mezzo le polemiche. In ogni caso l'operazione salva Ilva e, di conseguenza, salva siderurgia in Italia, va avanti. Il governo ha gettato la maschera assumendo una posizione netta contro la decisione del gip che ha disposto il sequestro senza facoltà d'uso dell'area a caldo dello stabilimento di Taranto. Dopo che Monti in persona ha inviato «in missione» in Puglia i ministri Passera, Severino e Clini il prossimo 17 agosto, sono arrivate le parole di fuoco degli stessi ministri. E i protagonisti di giornata dell'esecutivo sono stati due: il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Antonio Catricalà, che ha annunciato il ricorso del governo alla Consulta contro i provvedimenti della Procura tarantina, e il ministro dell'Ambiente Corrado Clini, che oggi riferirà alla Camera sul caso. Catricalà ha spiegato il perché di una decisione tanto forte: «Rispettiamo le sentenze dei giudici. Ma alcune volte queste sentenze non sembrano proporzionate rispetto al fine legittimo che vogliono perseguire e quindi noi chiederemo alla Corte costituzionale di verificare se non sia stato menomato un nostro potere: il potere di fare politica industriale. Se l'industria dovesse smettere di lavorare sarebbe un fatto gravissimo per l'economia nazionale, non solo per la Puglia ma per l'intera produzione dell'acciaio in Italia». Parole che fugano ogni dubbio su quale sia la priorità del governo con i tecnici che si schierano apertamente contro la magistratura.
Inevitabili le polemiche, maneggiate da Clini che oggi riferirà sul caso Ilva alle commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera. «Non c'è stata nessuna invasione di campo da parte della magistratura - ha detto il segretario generale dell'Anm Maurizio Carbone - i provvedimenti emessi hanno la finalità di evitare che gravi reati possano avere ulteriore gravissime conseguenze per la popolazione». «È in corso la terapia per salvare Taranto malata d'ambiente. L'eutanasia non può essere una cura. Devono essere bene chiare le competenze e le attribuzioni dei compito. Ognuno deve fare il proprio lavoro - replica Clini - La valutazione dell'Anm è molto parziale, gli interventi a Taranto sono in corso da tre anni. Io conosco molto bene le problematiche ambientali e sanitarie che giustificano le azioni della magistratura».
Scontro aperto, dunque, con Pdl, Pd e Udc che marciano a fianco del governo. Gaetano Quagliariello, vice presidente senatori Pdl, si dichiara «molto perplesso» dall'ordinanza e Stefano Saglia, capogruppo in commissione Attività produttive alla Camera, giudica «giusto» il ricorso alla Consulta. Anche Stefano Fassina, Pd, afferma che «la produzione non va fermata», mentre il solito Antonio Di Pietro va controcorrente e accusa il governo di «difendere le logiche di profitto». Sul piede di guerra anche i Verdi, pronti a ricorrere alla Corte di Giustizia europea «contro le ingerenze dell'esecutivo».
Intanto ieri il presidente dell'Ilva Bruno Ferrante ha incontrato i «nuovi» custodi giudiziari dello stabilimento, gli enti locali e i sindacati puntando ancora una volta sul dialogo ma annunciando di voler impugnare il provvedimento «in ogni sede che l'ordinamento consente di adire per difendere quella che riteniamo sia la verità dei fatti». E gli operai sono tornati in strada bloccando le principali direttrici intorno a Taranto, mentre una contro-manifestazione è stata organizzata a favore della Procura.

Ma blocchi e cortei sono in programma anche per i prossimi giorni. Almeno fino a quando, a cavallo di Ferragosto, si pronuncerà il tribunale del Riesame. Una sentenza che deciderà se la siderurgia in Italia continuerà a esistere oppure no.

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