Roma - La «mini-Imu» di gennaio verrà pagata dai contribuenti, ma l'importo si potrà detrarre dalla Tasi, la nuova tassa sulla casa. È questa la soluzione individuata dal Pd al pasticcio dell'Imu, inserita in un emendamento alla legge di Stabilità alla Camera. La copertura dei 350-400 milioni necessari è affidata a un aumento dell'aliquota Imu sulle abitazioni non principali, dalla terza in su, al 12,5 per mille. In breve, sono sempre i proprietari di immobili a pagare il conto. E sono ormai quasi 2.500 i Comuni che hanno deciso l'aumento dell'aliquota di base Imu, ed il versamento della rata aggiuntiva riguarda ormai più di 12 milioni di cittadini. Sono già oltre 3.300 gli emendamenti presentati in commissione, che saranno esaminati la prossima settimana. Oltre al Fondo destinato alla riduzione del cuneo fiscale, alimentato dai supposti tagli di spesa in base alla spending review, è stata presentata una proposta per indicizzare totalmente all'inflazione le pensioni fino a 4 volte il minimo (2 mila euro lordi mensili), azzerando l'indicizzazione per tutte le altre e aumentando il contributo di solidarietà per le pensioni superiori a 90mila euro. A Camera e Senato viene chiesto di versare il contributo di solidarietà anche sui vitalizi dei parlamentari, adesso esclusi dal prelievo. Sempre il Pd propone il divieto di cumulo fra emolumenti da incarichi pubblici e pensioni superiori ai 50 mila euro l'anno. Un altro emendamento Pd intende eliminare i limiti delle imposte di bollo sui conti di deposito (la cosiddetta patrimoniale sul risparmio), cancellando sia la soglia minima di 34 euro che quella massima di 4.500. Anche la «Tobin tax», l'imposta sulla transazioni finanziarie in salsa tricolore, verrebbe modificata dopo il flop registrato quest'anno: su 1 miliardo di entrate 2013 previste, l'erario ha incassato 159 milioni nei primi 10 mesi. Dall'anno prossimo verrebbe ridotta l'aliquota, ma ampliata la base imponibile a tutti i prodotti derivati.
Come si vede tutte le coperture a sgravi fiscali giungono da simmetrici aumenti delle tasse, tranne il fantomatico fondo per la riduzione del cuneo fiscale (che potrebbe essere anche pari a zero, se la spending review non funzionerà). Eppure è evidente che in Italia esiste un problema di eccessiva pressione fiscale. La banca d'Italia conferma che il nostro Paese è al quarto posto, insieme con la Finlandia, per la più elevata pressione fiscale in rapporto al Pil, l'anno scorso ha toccato il 44%. Confermato anche il secondo posto, dopo la Grecia, nella classifica del debito pubblico più elevato. E sono proprio fisco e lavoro le preoccupazioni principali delle famiglie italiane. Un nucleo su 4, rileva il Censis nel suo rapporto, fa fatica a pagare tasse e bollette. Dilaga l'incertezza sul futuro, e in particolare sul lavoro: sono quasi 6 milioni gli occupati in condizione di precarietà, che si aggiungono ai 4,3 milioni che non trovano un'occupazione. In questo quadro, la spesa delle famiglie è tornata indietro di 10 anni, con cali che vanno dal 6,7% per gli alimentari al 15% per vestiti e scarpe, al 19% per i trasporti.
Nell'ultima parte del 2013, il 69% delle famiglie ha indicato un peggioramento della capacità di spesa. Il risultato? Aumenta il numero di chi lascia l'Italia. Tra il 2011 e il 2012 è cresciuto del 28,8%. All'estero lavorano ormai oltre 4,3 milioni di italiani.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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