da Milano
Cè un po di tutto nelle collezioni maschili del prossimo inverno: lastronauta della porta accanto e il giovane cardinale che piace perfino a chi si schiera per i Pacs; leleganza tecnosartoriale con cui affrontare le nuove incognite del clima e lo stile military chic di Sandhurst dove il principe William si sta addestrando per raggiungere in Irak le truppe di Sua Maestà. In realtà ciò che gli stilisti hanno fatto sfilare ieri a Milano è un uomo capace di viaggiare nel tempo: dal passato al futuro per poi ritrovarsi nel presente da fantascienza in cui viviamo.
Non a caso Domenico Dolce e Stefano Gabbana si sono ispirati a 2001: Odissea nello Spazio di Stanley Kubrick. Mai didascalica e spesso geniale nel far scattare lalchimia del desiderio nei consumatori, la collezione è in un certo senso simmetrica a quelle presentate da Ennio Capasa per Costume National e da Raf Simons per Jil Sander: una moda futuribile ad alto tasso di contemporaneità. Donatella Versace ha invece pensato a un uomo austero, severo, profondamente etico e spirituale che somiglia a Georg Gaenswein, segretario particolare del Papa, anche se per la sera sceglie un guardaroba da divo hollywoodiano. Il rigore però in chiave militare coniugato a un lusso che profuma di modernità fa da leitmotiv anche alla bella sfilata di Burberry. E a metà strada tra i due filoni si collocano Ermanno Scervino e Shirò. «Vi rendete conto che abbiamo archiviato il 2001 sei anni fa e che quel film è stato girato nel 1968?» si dice in sala tra il pubblico di Dolce & Gabbana. Labilità dei due stilisti sta proprio in questa macchina del tempo per cui quella che sembra una tuta da astronauta è una tuta da sci trasformabile in bomber impermeabile. Anche il piumino argentato ha qualcosa di spaziale, per non parlare dei capi e degli accessori in materiali plastificati, metallizzati, trattati a specchio o cromati che si alternano agli strepitosi pullover oversize, ai cappottini doppiopetto e ai modelli da sera bianco ottico. Imperdibili le cravatte larghe appena 3,5 centimetri, la metà del solito.
«Per me la chiave del futuro è abbinare tecnologia e qualità» dice Donatella Versace spiegando di aver trovato in Giappone lo speciale nylon morbido al tatto come lala di un angelo con cui ha costruito la parte più sportiva della collezione. Ma ciò che lascia a bocca aperta è la severità clericale di certi modelli: clergyman tagliati benissimo nella nuova linea cilindrica che segna le spalle e mai il punto vita. «Meno muscoli e più anima» suggerisce la stilista indicando in Monsignor Georg unicona etica ed estetica. Inevitabile chiedersi se la bionda signora del made in Italy non sia in crisi mistica, ma lei nega e dice che spirituale oggi non significa bigotto.
«È in crisi il clima» osserva Ennio Capasa che utilizza un materiale antico come la seta cruda che sembra metallizzata e in più tiene fresco se fa caldo e viceversa: il massimo della coibentazione. Il passamontagna protegge dalle polveri sottili, le imbottiture interne dai colpi e tutto è pensato per salvare luomo prima di tutto dalla banalità e poi dalla realtà inquinata in cui deve vivere. Dello stesso segno lottimo lavoro di Ermanno Scervino sui capi ispirati dalla tradizione dei sarti napoletani ma con imbottiture strategiche: staccabili, leggerissime e che non gonfiano la figura. «Mai dimenticare la storia, ma sempre pensare che il lato fantascientifico di oggi è la realtà di domani» dice Cristopher Bailey prima della sfilata Burberry dedicata alla tradizione militare della griffe nata in trincea e ai tempi delle spedizioni antartiche ma oggi adorata dai giovani leoni del glamour internazionale.
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