l’inchiesta

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Raddoppiati in due anni. Gli sportelli cambio-oro continuano a spuntare a ogni angolo di strada. Ormai le loro insegne - con la parole Cash scritta in giallo - sono diventate parte dell’arredo urbano. Dal 2009 al 2011 si è passati da un rapporto di un cambio-oro ogni 12 mila abitanti a uno ogni 6 mila. Del resto è sufficiente uno sgabuzzino e un bilancino, e il gioco è fatto. Benvenuti nel mondo dorato dei cambio-oro, dove porti oggetti preziosi e ritiri denaro contante.
Ma attenzione, in questo campo la scena della persona che, «vittima della crisi economica», è costretta a privarsi dell'«oro di famiglia», risulta decisamente marginale; la fotografia della realtà presenta invece contorni preoccupanti. Partiamo da un presupposto: qui gli «affari d'oro» sono soprattutto per chi gestisce queste attività ad «altissimo tasso truffaldino» (la definizione è della Guardia di Finanza, cui si deve l'attento monitoraggio del fenomeno).
Un dossier - quello stilato delle Fiamme gialle - che evidenzia due punti fondamentali:
1) L'enorme sviluppo sul territorio nazionale dei banchi «cambio-oro» passati, nel giro di un quinquennio, da 100 mila a 300 mila (30% al Nord, 20% al Centro, 50% al Sud) .
2) L'altissima percentuale di attività illegale che utilizza questo canale commerciale per la ricettazione di merce rubata e riciclaggio di denaro sporco.
Precisazione d'obbligo: solo una minoranza di cambio-oro sono controllati dalla malavita e si prestano a fare da «lavanderia» per i proventi della criminalità organizzata.
A garanzia della correttezza dei cambio-oro onesti va sottolineata la meritoria attività svolta dal Comitato tecnico-scientifico dell’Associazione nazionale «Tutela i compro oro», il cui presidente, Nunzio Ragno ha dichiarato all’AdnKronos: «Ci stiamo muovendo perché al momento gli operatori non sono investiti da norme chiare, precise e condivise. Sta passando il concetto che i compro-oro sono tutti ricettatori, ma non è vero, e deve essere colpito solo chi va fuori dai ranghi. Non è giusto sparare nel mucchio». La maggioranza dei cambio-oro non hanno infatti nulla da temere dai controlli delle forze dell'ordine. Controlli che però - va precisato - sono resi difficoltosi da una legislazione che in questo campo presenta non pochi aspetti contraddittori e lacunosi; tutt'ora lo status giuridico dei negozi cambio-oro rimane infatti in una zona d'ombra normativa all'interno della quale i «manager» della malavita hanno gioco facile a intrufolarsi.
Un motivo in più per seguire i consigli delle associazioni dei consumatori. «Rispetto allo scorso anno il 30% in più dei consumatori ha venduto i propri gioielli presso un compro-oro, - dichiara Carlo Pileri, presidente dell'Adoc -. Oggi i compro-oro sono frequentati da ogni tipologia di consumatore, dal pensionato al dipendente, dal padre di famiglia allo studente. Il giro d'affari è enorme, ogni attività genera un flusso economico di circa 350mila euro l'anno, in totale vengono mossi quasi 2 miliardi di euro l'anno su tutto il territorio».
«Purtroppo non di rado capita di venire truffati presso i compro-oro - continua Pileri - dove l'oro viene valutato troppo poco rispetto al reale valore di mercato.

Colpa di una pubblicità poco trasparente, che non fa distinzione tra oro a 18K e oro puro, bilance truffaldine e scarsa attenzione alle quotazione giornaliere del metallo prezioso.
Occhio quindi ai finti affari d’oro, e alle vere facce di bronzo.

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