L’ultima trovata della Camusso: lo sciopero a comando filo Pd

Il segretario posticipa la mobilitazione a dopo le elezioni per salvare i democratici da imbarazzi e spaccature

L’ultima trovata della Camusso: lo sciopero a comando filo Pd

Roma - La protesta? Fiorirà a fine maggio, come le rose tardive, cioè dopo le elezioni amministrative. Quando? Il giorno non è stato ancora stabilito, dice in mattinata Susanna Camusso, perché «sarà la segreteria della Cgil a decidere la data dello sciopero». Ma il periodo è quello: «Diciamo - annuncia durante In 1/2 ora- che accompagniamo tutta la riforma del mercato del lavoro, quindi potrebbe arrivare alla fine di maggio».
Dunque il voto sembra salvo e forse questa astensione postdatata metterà a riparo pure un Pd a rischio di spaccatura, diviso tra i filomontiani e quelli più sensibili ai richiami della giungla sindacale. Senza contare che uno sciopero generale piazzato in mezzo a una campagna elettorale farebbe impennare la pressione sociale e darebbe corpo ai sentimenti antipolitici: e a pagare dazio sarebbe il centrosinistra, che ora nei sondaggi risulta in vantaggio.
La Camusso respinge però le accuse di «collateralismo». Nessun rallentamento, spiega, lo sciopero verrà proclamato quando servirà, ossia quando le Camere entreranno nel vivo e affronteranno il capitolo dell’articolo 18 e del reintegro. Insomma, tra due mesi. O magari anche prima. Nel pomeriggio la Cgil fa una piccola marcia indietro per allontanare ancora sospetti e maligne coincidenze: «Il giorno definitivo - si legge in una nota di Corso Italia - sarà deciso dalla segreteria nazionale dopo aver conosciuto l’iter del disegno di legge, quindi la proclamazione potrebbe avvenire in una data antecedente».
Due mesi quindi, durante i quali la Cgil «farà pressioni» sul Parlamento per correggere la riforma. «La partita non è affatto chiusa - spiega il segretario - noi siamo molto fiduciosi. Quanto al governo, ha sbagliato i suoi calcoli. Monti dava per acquisito che qualcuno non ci stava e pensava che questo gli avrebbe dato forza all’esterno. Invece ha creato ansia nel Paese. L’Italia è con noi, lo sostengono tutti i sondaggi. Il presidente del Consiglio ha fatto un errore ma siccome è una persona intelligente e attenta a ciò che succede, potrebbe avere la forza per tornare indietro rispetto alle scelte fatte».
Chissà, forse la Camusso parla così perché, dopo il pranzo tutto sorrisoni e cordialità di Cernobbio, ha intravisto spiragli nascosti. Eppure il premier non appare intenzionato a cedere. Anche nell’incontro della settimana scorsa, come racconta il segretario dell Cgil, Monti non sembrava malleabile. «Mentre sugli altri capitoli il governo era pronto a discutere le modifiche, sull’articolo 18 ha formulato una proposta dalla quale non si è spostato di un passo. Doveva iniziare l’ultima settimana di trattativa, quando invece il premier si è presentato al tavolo con le parti sociali dicendo che quello era l’ultimo incontro. Io non avevo nemmeno il testo, me lo ha dato gentilmente la Confindustria».
Da qui la scelta della linea dura. «La nostra posizione sull’articolo 18 è politica e non di ruolo. Non si tratta di una riforma modernizzatrice, è solo una grande ingiustizia». Un voto al governo? «Insufficiente, manca una politica per la crescita. Se Palazzo Chigi vuole mantenere l’aurea che si era costruito, di chi aveva grande consenso nel Paese, deve tornare indietro». In Italia c’è «un livello di disoccupazione che non ricordiamo da tempi infiniti, cassa integrazione, mobilità, e non si vede un’iniziativa per creare un posto di lavoro che sia uno».

Ci sono «amarezza e mancanza di prospettive», ma sostiene Camusso, non il pericolo di nuovo terrorismo: «Anche nelle mobilitazioni più difficili, non vediamo elementi che ci possano ricondurre a quel periodo che speriamo non torni». Speriamo.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica