Il fascicolo «esplorativo», il cosiddetto modello 45 («atti relativi a fatti nei quali non si ravvisano reati allo stato degli atti, ma che possono richiedere approfondimenti») aperto dal procuratore aggiunto di Firenze, Giuliano Giambartolomei, sarà affidato ad uno dei due pm fiorentini che si occupano di reati contro la pubblica amministrazione, i magistrati Mione e Monferini. L'indagine, ancora nelle sue primissime fasi, ha già portato all'acquisizione di un documento, il contratto di locazione dell'appartamento di via degli Alfani 8, a pochi passi dal Duomo di Firenze, nelle disponibilità del sindaco Matteo Renzi dal marzo 2011 al gennaio 2014.
Contratto stipulato dal proprietario dell'immobile (un attico di cinque vani nel cuore di Firenze) e un inquilino diverso da quello effettivo, ovvero lo storico consigliere di Renzi, Marco Carrai, detto «Marchino» dagli amici del «giglio magico».
È stato lui - come rivelato da Libero - a versare ogni mese, per circa 35 mesi, l'affitto di mille euro al posto di Matteo Renzi. Un gesto di pura amicizia, si è difeso Carrai. Che - trapela dalla Procura - dovrebbe essere sentito a breve dai pm fiorentini, per chiarire la natura di quella elargizione e i rapporti con l'allora sindaco, visto che Carrai riveste ruoli di primissimo piano dentro società partecipate dal Comune guidato da Renzi.
I magistrati vogliono appurare che non ci sia stato un danno per l'interesse pubblico in questo scambio di favori e affitti, ma non soltanto quello. Nel mirino dei pm ci sono i pagamenti fatti da Carrai per permettere a Renzi di non dover tornare la sera a Pontassieve, dove risiedono moglie e figli e l'origine di quei fondi.
Accertamenti che si intrecciano con un altro filone, anche quello aperto da una denuncia di Alessandro Maiorano, l'instancabile dipendente comunale che da anni indaga su Renzi denunciando sprechi e malefatte (ricambiato da una querela). La gestione, cioè, delle fondazioni che hanno raccolto soldi per le campagne elettorali e la conquista del Pd da parte di Renzi, tutte associazioni - che in pochi anni hanno raccolto qualcosa come 4 milioni di euro, come documentato dal Fatto - in cui Carrai ricopre ruoli direttivi, insieme al legale di Renzi, l'avvocato Andrea Bianchi.
Parliamo delle associazioni Link, Festina Lente e Open (ex Big Bang) di cui fanno parte anche i fidatissimi Luca Lotti e Maria Elena Boschi. Su impulso del detective fai da te Maiorano sarebbero partiti ordini di indagini alla Gdf di Firenze, per accertare l'uso dei fondi raccolti dalle associazioni di fundraising guidate da Carrai, mentre la Procura accerta l'affitto regalato da Carrai a Renzi. Un dono che, per quanto nessuno sia indagato e neppure si configurino ancora reati, sembra alquanto inopportuno dal momento che Carrai, proprio nei tre anni in cui teneva a spese sue (?) Renzi in quell'appartamento, spiccava il volo come manager pubblico. Nell'ottobre 2011 (dunque con Renzi già inquilino gratis) Carrai viene nominato nel consiglio dell'Ente Cassa di risparmio di Firenze, in quota Comune di Firenze. E nel 2013 (Renzi sempre lì, a spese di Carrai) «Marchino» viene nominato presidente di Adf, Aeroporti di Firenze, anche questa una partecipata di Palazzo Vecchio.
Renzi ha deciso di difendersi dalle accuse con una nota del suo ufficio stampa: «In questi anni Renzi ha vissuto a Pontassieve. La casa di via Alfani è stata per alcuni anni la casa di Marco Carrai, pagata dallo stesso Carrai. Non era, dunque, la casa di Renzi pagata da altri, ma la casa di Carrai pagata da Carrai. Renzi ha usufruito in alcune circostanze dell'ospitalità di Carrai, il cui contratto di affitto dell'appartamento è stato già reso pubblico». Perché, allora, se quelle erano solo ospitate sporadiche, Renzi ha ritenuto opportuno spostare la sua residenza a casa Carrai? «Squallide falsità», replica infastidito il manager-imprenditore.
Il fascicolo si preannuncia ricco. Tutto dipende da chi sarà il nuovo procuratore capo di Firenze, dopo il pensionamento di Quattrocchi.
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