L'amara fine dell'eroe buono prima assassino e ora drogato

L'amara fine dell'eroe buono prima assassino e ora drogato

Un ultimo disperato tentativo di difendersi dalla furia del fidanzato, forse sotto l'effetto di steroidi illegali, nascosta dietro la porta del bagno, con le mani davanti al volto. Alla vigilia del funerale di Reeva, che sarà oggi, giorno in cui Pistorius si dichiarerà innocente davanti al giudice, emergono nuovi inquietanti dettagli dalla casa degli orrori e sui lati oscuri di quello che era un mito, un simbolo del Bene, un modello da imitare, un campione di coraggio e che ora non è altro che un assassino e forse un drogato. L'eroe buono che si scopre maschera come è stato per Lance Armstrong, che aveva sconfitto il cancro prima che gli avversari e che invece aveva solo barato, corretto le vittorie con l'epo. O molto più in piccolo Alex Schwazer che ha pagato carissimo l'unico peccato di debolezza, lui che era simbolo sorridente della fatica.
Sinistri dettagli si diceva. Prima di tutto gli steroidi trovati nella lussuosa villa di Pretoria: farmaci illegali e pericolosi che possono incidere sull'aggressività di chi ne fa uso. Il campione sudafricano sarà sottoposto di nuovo ad analisi del sangue per verificare la presenza delle sostanze e anche per confermare il sospetto che prima dell'omicidio avesse bevuto pesantemente. Poi la ricostruzione dell'assassinio: Reeva, che si era portata una borsa con il necessario per la notte e il suo Ipad, sarebbe stata colpita una prima volta al fianco nella camera da letto, poi avrebbe tentato di proteggersi chiudendosi nel bagno. Inutilmente, perchè con la sua pistola da 9 mm «Speed gun» - come è stato ribattezzato dalla stampa - l'avrebbe colpita altre tre volte. Rimane il mistero della mazza da cricket insanguinata: per qualcuno lui l'avrebbe usata per colpire alla testa la fidanzata, per altri sarebbe stata usata da lei per difendersi.
Intanto si rafforza la tesi dell'omicidio passionale: la notte di San Valentino, Reeva avrebbe ricevuto un sms dalla stella sudafricana del rugby Francois Hougaard, aitante 24enne a cui la modella sarebbe stata legata prima di Pistorius e del quale l'atleta sarebbe stato gelosissimo. Nelle ultime ore è spuntata anche una testimone chiave, una vicina che lo avrebbe visto in uno stato «delirante», il corpo della fidanzata ricoperta di sangue tra le braccia. Come si moltiplicano in questi giorni le testimonianze di chi descrive il campione come un «maschilista dal grilletto facile». Un mese fa in un affollato ristorante di Johannesburg Pistorius avrebbe preso in mano la pistola di un amico, gli avrebbe tolto la sicura e sparato un colpo sfiorando un altro amico al tavolo.
E mentre la famiglia della modella si è chiusa nel dolore - uno zio ha raccontato che il padre passa tutto il suo tempo nel vecchio garage di casa - quella di Pistorius ha assunto una squadra di pesi massimi per confutare le accuse: gli avvocati, Barry Roux e Kenny Oldwadge, che fece scarcerare l'uomo che aveva investito nel 2010 la pronipote tredicenne di Nelson Mandela. Poi Reggie Perumal, il medico legale che seguì il massacro nella miniera di Marikana, 34 minatori in sciopero uccisi dalla polizia, e il guru britannico della comunicazione Stuart Higgins, già direttore del tabloid Sun, e responsabile della comunicazione per British Airways, Andy Murray, Manchester United e Chelsea.

Quanto all'accusa, il procuratore Gerri Nel è famoso per aver spedito in galera il potente capo della polizia sudafricana Jacki Selebi. Ieri intanto Oscar Pistorius è stato insignito del premio Athletics Gauteng North come «atleta maschile dell'anno». Un tempismo perfetto.

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