Roma Silvio Berlusconi iniziò a dirlo mesi e mesi fa. In tempi non sospetti e quando ancora autorevoli big del Pdl continuavano a corteggiare Pier Ferdinando Casini in vista delle politiche del 2013. «Ha già deciso. Pur di non stare con noi andrà con la sinistra perché il suo unico obiettivo è quello di darmi e darci contro», ripeteva in privato, convinto che il leader Udc fosse ormai deciso a cercare di far implodere il Pdl per poi raccoglierne un pezzo di elettorato. E pur di fare questo, era ed è il ragionamento del Cavaliere, Casini «è pronto a tutto».
D'altra parte, nel «laboratorio» Sicilia le cose sono andate per la strada che mesi fa nessuno avrebbe potuto né immaginare né prevedere con i centristi di Casini che oggi si trovano nella improbabile situazione di sostenere Rosario Crocetta alla presidenza della Regione. Con qualche problema, certo. Almeno dal punto di vista della comunicazione che poi sulle poltrone alla fine si mettono d'accordo tutti. Tanto che Casini deve rispondere agli affondi che gli arrivano da Sel ma pure da dentro il Pd. «Accordi con chi si oppone a Monti e definisce il suo governo di macelleria sociale attacca su Twitter sono impossibili per l'Udc. Con buona pace di Pdl e Pd». In verità, con buona pace soprattutto di Casini, perché parlasse davvero seriamente l'Udc non potrebbe che starsene nella ridotta del Terzo polo e non allearsi con nessuno. Cosa che perfino chi non è avvezzo alla politica esclude categoricamente.
Non è un caso che a via dell'Umiltà siano tutti piuttosto sicuri che il botta e risposta di questi giorni non sia altro che una messinscena. Un teatrino più che un litigio, anche secondo il Cavaliere. Una finta che ha il solo obiettivo di tranquillizzare i rispettivi elettorati, non solo quello dell'Udc ma anche quello di Pd e Sel. Al di là delle parole ad uso e consumo delle telecamere, insomma, la verità è quella che ha raccontato qualche giorno fa il capogruppo alla Camera dei Democratici Dario Franceschini: Pd e Sel si alleano prima delle elezioni, ad urne chiuse si accoda anche l'Udc e ci sono i numeri per formare il governo. Che poi ci sia da scommettere su quanto durerà un esecutivo così conflittuale è tutto un altro discorso.
È in questo quadro che il Pdl cerca di menar colpi contro l'Udc, con l'obiettivo di mettere in evidenza la contraddizione di un'alleanza che molti definiscono «contro natura» come quella tra Casini e Vendola. «D'altra parte spiega un ex ministro del Pdl che in Sicilia l'Udc appoggi Crocetta ci può anche stasera visto che sappiamo tutti come sono veicolati i voti da quelle parti. Altro discorso è pensare che alle politiche l'intesa con Sel non allontani da Casini il voto d'opinione...».
Non è un caso che sul punto insista il capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto. «Di fronte ad una situazione economica destinata a rimanere assai seria si chiede come potranno conciliarsi in una comune esperienza di governo le posizioni di B-C-V (Bersani, Casini e Vendola)?». Non si capisce, insomma, perché l'ex presidente della Camera insista per «presentare da sola l'Udc alle elezioni per poi fare con Bersani e Vendola un governo che sarebbe una nuova versione del centrosinistra con Casini al posto di Prodi, Bersani di D'Alema e Vendola di Bertinotti». Un ritorno al 2006. Gli fa eco il vicepresidente dei deputati Osvaldo Napoli.
«Il presente del governo Monti divide Casini e Bersani da Vendola, il futuro senza Monti divide Bersani e Vendola da Casini: è in questa triangolazione sghemba attacca che si riassume la stravaganza delle alleanze che si vorrebbero mettere in piedi». «Stanno lì a litigare chiosa la deputata Laura Ravetto ma in verità seguono la strategia delle due gambe che corrono parallele e appartengono allo stesso corpo».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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