«Il cosiddetto emendamento Lauricella-campa cavallo non esiste. Non sarà la distribuzione di poltrone a scandire i tempi della democrazia. E nemmeno un tal Lauricella» tuonava Gasparri giorni fa. E invece, a dispetto delle ironie dell'ex ministro berlusconiano, «Lauricella chi?» ha fatto centro, scala quaranta, full d'assi. L'emendamento che applica l'Italicum solo alla Camera, lasciando fuori il Senato in attesa della riforma costituzionale (campa cavallo...), e che dunque allontana lo spettro di un voto anticipato, porta per primo proprio il suo nome: Lauricella (e dopo D'Attorre, altro esponente della minoranza Pd). Ma Lauricella chi? Lauricella Giuseppe, da Palermo, deputato Pd, stimato giurista e figlio d'arte. Suo padre Salvatore, anche lui avvocato, fu anche lui politico: ministro (del Psi), presidente dell'Assemblea regionale siciliana.
Tanta scienza infusa in un piccolo emendamento che ha inchiodato i partiti per settimane, diventando il grimaldello per la minoranza Pd contro la minaccia di un voto rapido, e del Ncd alfaniano contro l'asse Renzi-Berlusconi (la condizione posta da Alfano a Renzi è stato proprio il sì all'«emendamento Lauricella»). Ma il prof palermitano non è diventato una spina nel fianco di «Renzusconi» (l'intesa Renzi-Cav sulla legge elettorale e, nel caso, su un voto accelerato) e una polizza sulla vita della legislatura, a sua insaputa.
Il suo arrivo a Montecitorio, esordio in un'istituzione politica, lo deve ad un solo nome di maggiorente Pd: Anna Finocchiaro, la senatrice di cui - si racconta in Transatlantico - è il rappresentante ufficiale alla Camera. Benché la corrente in cui si iscrive Lauricella sia quella, più ampia, che fa capo a Gianni Cuperlo, cioè dunque all'opposizione interna a Renzi, cui si aggiunge una vicinanza più recente a Letta, anche lui ostile al nuovo corso fiorentino.
Ma la Finocchiaro, storica avversaria del premier (il massimo complimento che gli ha fatto dopo il discorso alle Camere è stato: «Ci ha spaesati e disorientati. Sono antica. Giudicherò dai fatti») resta per Lauricella il vero riferimento dentro il partito. Alle regionali siciliane del 2008 Lauricella si presentò «Anna Finocchiaro Presidente per la Sicilia» nella provincia di Agrigento, ottenendo parecchi voti personali ma non abbastanza per superare lo sbarramento regionale, come già alle regionali 2006, votato ma non eletto. Delusioni ricompensate poi alle politiche 2013, quando - su indicazione della Finocchiaro, ancora potente nel Pd bersaniano - fu catapultato nella circoscrizione Sicilia 2, alla Camera, senza la noia di passare dalle primarie per i candidati. Già l'anno prima, nel 2012, la Camera gli aveva reso onore, nominandolo al Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa, il Csm della magistratura amministrativa (Tar, Consiglio di Stato), poltrona di grande potere e rendita (da cui si è dimesso appena diventato deputato).
Chi lo vede come la longa manus della minoranza Pd per far inceppare l'asse Renzi-Berlusconi e allungare la legislatura fino al 2018 (prospettiva gradita a tutti i peones), fa notare anche la consonanza di Lauricella con i desiderata del Ncd.
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